Il concorso per il Museo Nazionale Estone: una poesia polemica
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L’Estonia è una delle grandi rivelazioni della nuova Europa, quella allargata dei 25, che dal primo maggio 2004 è entrata in un processo storico di ri-strutturazione geo-politica ancora in divenire. A poco più di un mese dalla proclamazione dei vincitori del concorso internazionale per il Museo Nazionale Estone, pubblichiamo l’articolo che il critico d’architettura Triin Ojari, caporedattrice della prestigiosa rivista di architettura estone Maja, ha scritto per il nr. 1/2006 della rivista finlandese ARK a commento degli esiti del concorso che ha premiato il progetto del gruppo formato da Dan Dorell, Lina Ghotmeh e Tsuyoshi Tane. Ringraziamo l’autrice del contributo per la collaborazione. [Traduzione: Nicola Desiderio].
© Dorell, Ghotmeh, Tane l Progetto per il Museo Nazionale Estone: il campo di aviazione militare costruito a Tartu durante l’era sovietica, oggi sede del museo; il grande “ragno” simbolo/memoria della recente storia estone.
Il 2006 è iniziato in Estonia cavalcando l’onda dell’architettura museale. Mentre il nuovo museo d’arte di KUMU a Tallinn è stato appena finito, è iniziato il processo di costituzione di un grande edificio per il nuovo secolo, il Museo Nazionale Estone. Il 16 gennaio è stato annunciato a Tartu il verdetto del concorso internazionale ed è risultato vincitore “Memory Field” di Dan Dorell (Parigi), Lina Ghotmeh (Parigi) e Tsuyoshi Tane (Londra), battendo di poco “Gems” di Juho Grönholm, Antti Nousjoki, Janne Teräsvirta e Samuli Woolston dello studio ALA Architects (Helsinki) che si è aggiudicato il secondo posto. Il terzo premio è andato all’Austria con un progetto intitolato “L’Estonia alla soglia del nuovo millennio” (BRAMBERGER [architects] – Atelier Thomas PUCHER).
Sono state assegnate anche quattro menzioni. L’unico progetto estone che ha ricevuto un riconoscimento è stato “Crochet” dello studio di architettura, Kosmos. Dei nove concorrenti finlandesi, il gruppo formato da Kimmo Friman, Esa Laaksonen e Marko Pull si è aggiudicato con “kivi kive sisu” il secondo riconoscimento; mentre, dei due candidati svizzeri, il progetto intitolato “lake whisper” dello studio LOCALARCHITECTURE (Lausanne) ha ricevuto il terzo. Ultima menzione è andata a Gianni Botsford Architects Ltd (London). Sebbene al concorso abbiano partecipato ben 108 concorrenti, di questi soltanto 12 erano estoni.
Prima della Seconda Guerra Mondiale, il Museo Estone Nazionale si trovava a Raadi Manor ai margini di Tartu fino a quando non è stato distrutto dai fuochi della guerra. Nel 2005, quando il concorso di architettura è stato indetto, il sito prescelto è rimasto ancora una volta quello di Raadi. Oggi, Raadi è un luogo abbandonato dove ogni passo richiama alla memoria quel campo di aviazione militare costruito lì durante l’era sovietica e per il quale Tartu era nominata la “città chiusa”. Ci possiamo chiedere, e lo possiamo fare anche per il KUMU di Tallinn – Perché non è stato costruito nel centro della città? A tale domanda si potrebbe rispondere affermando che a Tartu (come a Tallinn) la scelta di collocare il museo ai margini della città offre più opportunità per giocare con lo spazio aperto del paesaggio naturale, anche se obbiettivamente si deve ammettere che qui a Tartu i dintorni sono piuttosto aspri.
Secondo il responso della giuria, orientata verso un progetto che incorporasse in modo attivo lo spazio pubblico con quello culturale e senza confini dell’Europa, il museo dovrebbe funzionare come fattore in grado di stimolare il dibattito sulla storia estone. Selezionando come vincitore l’edificio in vetro di 350 metri con la sua estensione concettuale ispirata dalla pista di atterraggio di 1 km di lunghezza, la giuria ha fatto una scelta coraggiosa. L’edificio a piano unico di colore grigio-cemento e vetro guida il visitatore attraverso lo spazio espositivo da un capo all’altro del suo sviluppo, facendo svanire il campo di aviazione nella distanza, in un viaggio per l’appunto dentro il “memory landscape”. Senza dubbio questo simbolico edificio mostra in modo esplicito sia il proprio messaggio provocatorio che il sentimento poetico di cui è portatore. Entrambi i concorrenti, che si sono piazzati al secondo e terzo posto, si erano senza dubbio espressi con forme eleganti, ma secondo la giuria ad essi è mancato quel significato forte che ha premiato i progetto vincitore.
In modo inaspettato e provocatorio il concorso ha posto la questione del ruolo dell’architettura all’interno dell’analisi critica del paesaggio, allo stesso modo in cui la questione dell’identità estone ha fatto, alla luce della nostra recente storia. La discussione principale di coloro i quali si sono oppositori al progetto vincitore – che ha innescato una immotivata polemica architettonica – è che esso è una contaminazione di sentimento nazionale “blue, black and white”, quando il loro desiderio era invece quello di cancellare dalla memoria i tristi marchi del periodo sovietico. Il progetto vincitore è stato una delle poche coraggiose proposte volte a dare nuovi significati al più forte elemento a Raadi, di connettere la storia del luogo con la “storia” raccontata dal materiale esposto in mostra. Spero che la città di Tartu dimostri con lo stesso coraggio la volontà di costruire il nuovo museo.
© Dorell, Ghotmeh, Tane l Progetto per il Museo Nazionale Estone: la spianata della pista di atterraggio di Raadi, oggi parte del nuovo complesso museale.
Triin Ojari è storica dell’architettura, ha lavorato principalmente come ricercatrice per il Museo dell’Architettura Estone, dal 2000 è capo redattrice della rivista di architettura MAJA (www.solness.ee/maja). Ha scritto sull’architettura estone del 20° secolo, sull’edilizia contemporanea e sul disegno urbano.