Dalston Square Gentrification: una nuova piazza per un nuovo brano di città’
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© arcomai l Viste dell’opera pittorica nota come Hackney Peace Carnival Mural dipinto sulla facciata laterale di un edificio lungo la Dalston Lane ad Hackney.
Dopo 27 anni sono ancora sgargianti i colori del murale noto come lo Hackney Peace Carnival Mural dipinto sulla facciata laterale di un edificio lungo la Dalston Lane, l’asse stradale che collega Dalston ad Hackney Central nello East London. Ilpiece of art – finanziato dal GLC (Great London Concil) insieme al Comune di Hackney – riproduce una scena “reale” che documenta (con i suoi carri, le bands musicali e le parate) il Carnevale della Pace tenutosi ad Hackney nel 1983, periodo in cui la minaccia della guerra fredda terrorizzava ancora il mondo intero.
Il murale e’ costruito da una scena ritraente una folla in festa per le vie di Dalston, come testimoniano gli scorci del Navarino Mansions e della sede del CND (Campaign for Nuclear Disarmament). Nel centro della composizione si trova un’inquietante figura a due teste (squalo/ratto) in procinto di masticare una sterlina e fumare un sigaro cubano, mentre con le mani insanguinate sgancia missili nucleari russi e americani. Questo “mostro della guerra fredda” – che racchiude in se’ tutti i simboli negativi per il movimento pacifista dell’epoca – e’ infingardemente mescolato al corteo in musica che inneggia a messaggi di fratellanza con i noti slogans: ‘Unite for Peace’; ‘Jobs not Bombs’; ‘No More Hiroshimas’ e gli striscioni della Trade Union e della Church Peace.
© arcomai l Dalston Square, schema del piano e vista renderizzata della prima fase del progetto ad opera dello studio John McAslan + Partners.
Tra la folla/banda riconosciamo “eroi senza nome”, come un minatore di carbone e un operaio delle ferrovie, insieme ad “eroi della pace” quali Mahatma Ghandi e Nelson Mandela. Ai margini dell’immagine troviamo anche i ritratti degli artisti che vollero quest’opera: il musicista Ray Walker, sulla sinistra avvolto da nastri, e sua moglie Anna Walker, sorridente nell’angolo basso a destra. Ray, morto tragicamente all’età’ di 39 anni prima dell’inizio del dipinto, lotto’ alacremente contro la burocrazia per ottenere il permesso di erigere sul quel muro il progetto del Peace Carnival, poi realizzato da Mike Jones (un amico dell’artista ritratto mentre suona il saxofono) che, insieme ad Anna, sviluppo’ l’idea abbozzata da Ray nel 1981.
© arcomai l Vista del nuovo complesso dall’angolo tra la Kingsland Road e la Dalston Lane. Scorcio del cantiere per la nuova piazza di Dalstan. Il nuovo complesso visto dal futuro capolinea degli autobus.
A distanza di 27 anni dalla sua inaugurazione quest’opera assume un significato nuovo a cavallo tra un monumento storico e un cartellone pubblicitario. Cio’ e’ dovuto al processo di “gentrification” – che in inglese sta a significare quell’operazione di tipo economico capace di trasformare un luogo depresso in un contesto ricco e borghese – al quale il lotto denominato Dalston Lane South (tra la Dalston Lane, la Beechwood Road e la Forest Road) e’ stato interessato. Il programma, iniziato nel 2007 con l’apertura del cantiere, ha visto da pochi mesi il completamento della cosiddetta “prima fase” che comprende un complesso di 5 edifici residenziali per un totale di 553 appartamenti (di cui una percentuale destinato ad edilizia economico-popolare) e di una biblioteca. L’intervento sembra più’ interessante dal punto di vista tipologico che architettonico, essendo sviluppato per blocchi alti fino a 19 piani, modello questo ancora tristemente legato a quelle infelici esperienze dell’edilizia britannica degli anni ’60 e ’70, che per molti e’ stata la causa di emarginazione e degrado sociale.
L’operazione di rigenerazione urbana troverà’ il suo completamento nel 2012, quando verrà’ portata a termine la “seconda fase” che prevede la costruzione di un edificio di 309 new homes sopra la nuova stazione di Dalston Junction – la cui apertura e’ stata inaugurata alla fine di Aprile. Questa infrastruttura (insieme al nuovo capolinea degli autobus, in via di completamento) darà’ vita ad un nodo di interscambio fondamentale per lo sviluppo dell’East End. Il motto “Dove arriva un treno, crescono nuove case” si presta benissimo a spiegare l’operazione commerciale dietro a questo investimento che e’ il risultato di accordi e negoziazioni tra stakeholders – gia’ coinvolti in altri piani – quali: LDA (London Development Agency), TfL (Transport for London), Barratt London (leading developers della capitale), DfL (Design for London), Hackney Council e Network Rail.
Schema funzionale della futura piazza di Dalston.
Lo schema – disegnato da un team multidisciplinare costituito da John McAslan and Partners, Arup Associates, Weston Williamson, Goddard Manton e Michel Desvigne (Landscape architect) prevede anche la realizzazione di una piazza, Dalston Square, che da’ il nome a tutto al nuovo brano di città’. Da questa spazio pubblico si avrà accesso alle residenze, servite da negozi e ristoranti (3,000 mq.), e alla nuova stazione metropolitana. La piazza (di forma rettangolare per una superficie di 5,300 mq.) sarà’ aperta al pubblico e organizzata in modo da creare un luogo multifunzionale comprendente: un’area per l’incontro (civic), un’area-gioco per bambini (play), un’oasi verde (green) e una corte (“The plot”) destinata all’intrattenimento (con proiezioni di films e concerti) e all’allestimento (con installazioni di arte pubblica), secondo un programma elaborato dallo Hackney Council che, allo stato, sembra coperto da un badget di 50,000 Sterline. Nel progetto pare trovare spazio anche un memorial per le vittime della tragedia del New Cross Fire.
Dopo trent’anni il murale di Dalston e’ ancora li’ a documentare, non tanto la difficile storia di una delle più’ depresse aree urbane di Londra, quanto la consapevolezza della comunità’ locale di allora nei confronti di questioni (più’ grandi di loro) quali: l’anti-capitalismo, il no al nucleare, gli scioperi delle miniere e, naturalmente, il processo di multi-culturalismo, di cui Dalston ne e’ stato segnato profondamente. L’opera rappresenta il ritratto/manifesto di una società multietnica che – dichiarandosi “as a nuclear free zone” – denunciava il proprio diritto di partecipare alla costruzione di un mondo migliore. Un messaggio forte che dimostra come non basti vivere in belle case per definirsi comunità’. Forse presto i volti raffigurati su quella parete spariranno per lasciare posto a quelli più’ appagati e rassicuranti delle famiglie di “higher social class” che potranno permettersi mutui ed affitti come quelli chiesti dagli investitori. Chissà’ se la storia del popolo di Dalston era compresa nel prezzo?
© arcomai l Vista della nuova Dalstan Junction Station dalla lato meridionale della futura piazza di Dalston.