L’uomo che porta il camion mentre gli altri ci girano attorno

E’ stata inaugurata l’8 Luglio presso la Rotatoria Gasbarrini (zona Borgo Panigale, Bologna) I Giganti della strada, un’opera di arte pubblica realizzata dopo essere risultata vincitrice del concorso di progettazione intitolato ″Circolare″. Il bando – indetto nel maggio 2007 da Fita–CNA Bologna – chiedeva di connotare la rotatoria che dalla Via Emilia porta all’autostrada A1 celebrando il ruolo degli autotrasportatori e della piccola impresa artigiana dell’autotrasporto. Per l’occasione, l’ente banditore ha messo a disposizione un camion DAF 1300, da inserire liberamente nell’istallazione artistica. Il monumento/scultura, alto complessivamente 12 metri, è stato ideato dall’artista modenese Andrea Capucci insieme ad un gruppo di cinque professionisti: gli architetti Costanza Bruini e Agnese Barbieri, gli ingegneri Francesco Bursi e Antonio Ruggerini, Alessandro Zomparelli, designer informatico attualmente iscritto alla facoltà di Ingegneria edile e architettura di Bologna. Valentina Baroncini della redazione di arcomai.it li ha incontrati – accomunati sotto il nome di omOne – interessata a conoscerne l’approccio all’arte pubblica, i contenuti del progetto, il processo progettuale e le tecniche costruttive.

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© omone.it l Viste della scultura appena montata.

Valentina Baroncini Innanzi tutto complimenti per l’opera: l’idea, l’averci creduto, il grande impegno realizzativo. Il progetto e’ nato dalla collaborazioni di diversi professionisti unitesi insieme per questa esperienza. Quali sono state le motivazioni che vi hanno portato a collaborare a questo progetto?
omOne Grazie per il tuo apprezzamento. L’input di partecipare a questo concorso e l’idea di raccogliere intorno a questo progetto diverse competenze integrate è stato dato da Francesco, che aveva già partecipato a concorsi pubblici insieme ad Agnese ed in particolare a Costanza, aveva già progettato e realizzato il  Monumento alla Ceramica, installazione collocata in una rotatoria alle porte del comparto ceramico del Distretto di Sassuolo. Ognuno è stato attratto da questo progetto per motivi diversi. Per Andrea certamente c’è stata la voglia di cimentarsi in un’esperienza di arte pubblica su un tema e in un contesto apparentemente molto distanti dalla sua consueta poetica. Nel bando ha visto l’occasione per proporre la sua opera in un territorio a lui vicino e sperimentare materiali, dimensioni, rapporti diversi da quelli a lui abituali. Per Antonio la sfida lanciata da Andrea è stata l’occasione per mettere in pratica nel campo dell’arte conoscenze consolidate e applicate solitamente in ambiti di edilizia civile. Alessandro è stato coinvolto non appena ci si è resi conto della necessità di dover tradurre in un modello digitale in 3D il bozze iniziale dell’artista, e la sua riposta è stata immediata, conquistato dalla visionarietà del progetto.

V.B. Il luogo scelto per l’allestimento non e’ casuale. Infatti in passato e’ stato teatro di memorabili blocchi del traffico per manifestazioni di protesta. Inoltre per la sua vicinanza all’imbocco dell’autostrada si può dire che sia anche un luogo adatto e questo tipo d’intervento. Cosa pensate delle rotatorie in generale, e qual’è stato il vostro approccio al sito di progetto?
omOne Le rotatorie sono luoghi urbani che qualche anno fa non erano così diffusi e sviluppati sul territori. Per gli artisti e i progettisti sono luoghi interessanti su cui riflettere e progettare, innanzitutto perché sono snodi urbani molto importanti che determinano nuove prospettive e dinamiche di percorribilità. L’installazione di opere all’interno delle rotatorie permette di sedimentare un’immagine visiva che orienta e affettivamente segna il territorio, per esempio quando si dice ad un amico “… ci vediamo là dove c’è la scultura …”, bene, anche in questo caso si potrà dire “…ci vediamo dall’Omone …”, creando, noi crediamo, un orientamento sentimentale a luoghi che molto spesso non riconosciamo come luoghi urbani, ma che viviamo, come il trascorrere quotidiano, senza soffermarcisi e che spesso sono privi di caratteristiche visive interessanti.

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 © omone.it l Fasi concettuali del progetto.

V.B. Un monumento e’ solitamente un’opera eretta in aree urbane che commemora un personaggio o un fatto accaduto. Qui ci troviamo in periferia e l’oggetto dell’opera e’ una categoria di lavoratori non sempre popolare per l’automobilista. Per la centralità del luogo e le dimensioni dell’opera vi siete posti la questione della monumentalità’ dell’intervento?
omOne Secondo noi nel caso di questa opera la monumentalità si è imposta da sola…in questo progetto è necessario ricordare quale era il tema che il bando pubblico richiedeva di interpretare: una categoria lavorativa tramite l’inserimento nell’opera di un oggetto già di per sé “gigante”, un camion. Questo oggetto e il tema da interpretare hanno condizionato in modo irreversibile il progetto, costringendo a fare i conti con misure e dimensioni fuori scala.

V.B. La vostra opera rientra nella categoria di arte pubblica. Cosa dice a voi questo termine, e credete che l’opera possa essere classificata come tale?
omOne Sicuramente riteniamo che la procedura di avviare percorsi d’arte con lo strumento del concorso pubblico, dove tutte le proposte si confrontano e vince quella giudicata più innovativa, sia uno modo trasparente per  sviluppare la partecipazione e quindi raccogliere molti punti di vista sul tema, riteniamo questo un aspetto importante perché si possa parlare di arte pubblica, non solo per il tipo di fruizione, o di destinazione, ma proprio per la fase di selezione. Ci sono state stagioni dove tra incarichi diretti e reti non sempre trasparenti questa abitudine non sempre veniva rispettata.
È, inoltre, molto significativo come molte amministrazioni non rispettino una legge nazionale per cui ogni importante opera pubblica destini una percentuale delle risorse economiche all’abbellimento tramite l‘inserimento di interventi artistici. Inoltre può essere intesa come opera di arte pubblica in quanto è un’opera a disposizione di tutti, che trasmette il suo messaggio tramite la dimensione, la posa, il carico che porta, ma anche tramite il materiale, la forma la tecnologia con cui è stata realizzata. Grazie alle sue dimensioni si rapporta con il paesaggio circostante, l’ideazione dell’opera è strettamente connessa al contesto in cui si colloca: la campagna, le colline in lontananza… un Gigante che corre leggero sul traffico, giocando con la luce naturale grazie alla maglia metallica che lo avvolge, con un carico che non lo schiaccia, verso un altrove immaginario al di là delle colline.

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© omone.it l Modellazione dell’opera.

V.B. Oggi i mecenati di arte pubblica sono le amministrazioni che concedono spazi come quelli delle rotatorie e spartitraffico per renderli meno monotone e al tempo stesso caricare sullo sponsor i loro costi di manutenzione. La sensibilità verso l’arte di chi governa il territorio sembra, quindi, a volte mossa più da interessi di mero scrupolo di gestione che da vocazione. Ci sono indubbiamente amministrazioni che oggi, come in passato, hanno avuto il coraggio e la visione di investire nell’arte pubblica dando la possibilità ad artisti di mettersi alla prova lavorando su opere con dimensioni a volte notevoli e utilizzando materiali e tecniche diverse da quelle tradizionali. Penso ad esempio alla città di Pesaro che negli anni ’60 ospito’ in Piazzale Libertà la Sfera grande (1966-67) di Arnaldo Pomodoro (poi rifusa in bronzo e ivi ricollocata alla fine degli anni ‘80) o, più’ recentemente L’arco (2002) di Mauro Staccioli che con la grande scultura collocata nella rotatoria di fronte al casello autostradale, interpreta elegantemente in un sito che per dimensioni e collocazione e’ simile a quello da voi sperimentato. Credete che le amministrazioni siano consapevoli della strategicità delle rotatorie come veicolo di comunicazione e di arte? Avete avuto spunti pro-attivi con questa che oggi si può’ chiamare “committenza pubblica semi privata”?

omOne Le amministrazioni, non potendo farsi carico dei costi di realizzazione e di gestione progettuale, delegano i privati a realizzare progetti che molte volte risultano casuali e occasionali, frutto di singole iniziative che possono essere lette come astronavi che atterrano in un luogo venute chissà da dove. Il futuro ideale sarebbe una programmazione urbana adeguata, attuabile ad esempio attraverso l’indizione, con i privati, di bandi di concorso pubblici su cui l’Amministrazione può esercitare funzioni di controllo per quanto riguarda il procedimento e l’esecuzione. Questo permetterebbe di garantire maggiormente i progetti e la qualità. Allo stato attuale le amministrazioni non sono mecenati pubblici, ma enti che delegano a privati l’inserimento di interventi in spazi pubblici faticando a trovare gli strumenti per supportare adeguatamente gli interventi. L’esempio di Bologna, così come quello di tante altre città, ci dice altresì che le amministrazioni sono consapevoli di quanto rappresenti un’opportunità promuovere questo tipo di operazioni. Ci pare ci sia ancora molto spazio di sperimentazione, è un filone di intervento in corso di consolidamento. Probabilmente è uno strumento da perfezionare, del quale bisognerebbe valutare accuratamente limiti e potenzialità.

V.B. E’ bella la metafora che sia l’uomo a portare il camion e non lui che e’ portato dal mezzo. Il fatto poi che l’opera nel suo complesso sembri priva di gravita’ fa pensare un po’ all’astronauta che per primo ha messo il piede sulla Luna. L’Omone sembra essersi liberato del peso delle lotte, dei sacrifici, delle illusioni/delusioni degli autotrasportatori nonché delle diffidenze e critiche degli automobilisti. Inoltre, il fatto che il camion sembri un po’ giocattolo rispetto alle dimensione di chi lo porta e il colore celeste da voi scelto, puo’ far leggere nell’opera una voluta nota ironica. Siete d’accordo?
omOne Anche l’idea di giocare con il nome “Giganti della strada” ci ha guidato e orientato. Siamo stati attratti dall’idea che la figura del camionista fosse il vero protagonista dell’opera e ci sembrava interessante mettere l’accento su una categoria così poco amata, molto spesso accusata e disprezzata, ribadendo così che ogni gesto dedicato al lavoro vede pensieri e azioni ricollegabili all’esperienza umana, alla determinazione delle idee dell’uomo, alla sua idealità.
Secondo noi l’opera parla di una parte della personalità, quella ancora onirica, quella  che stralciando la fatica, la stanchezza, la routine del lavoro, cerca di rivelare ancora un senso nelle cose, cioè che il mondo di macchine, giganti o meno, che realizziamo, sono al nostro servizio, e non noi al loro. La dimensione è una provocazione a scrollarsi di dosso la routine, un invito a lasciare correre un po’ l’immaginazione.

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© omone.it l Modellazione dell’opera.

V.B. L’arte contemporanea è spesso concettuale. Ciò sembra rendere secondari abilità, espressività e problemi realizzativi, il mistero che unisce un’idea alla realtà di un oggetto. Credo invece questi aspetti abbiano interessato il vostro lavoro: cosa pensate in merito? Chiunque avrebbe potuto modellare il vostro Omone (spesso gli artisti di oggi delegano la realizzazione delle sculture ad altri) o avete sentito un rapporto “fisico” diretto con lui? omOne Il rapporto fisico con questa opera fa parte dell’essenza del lavoro che ha portato alla sua realizzazione. Le fasi del lavoro rappresentano loro stesse uno dei punti di maggiore qualità, ai nostro occhi, di questa esperienza: la direzione è stata data dal bozzetto di studio in ceramica che rappresentava il concetto, chiaro, semplice, potente: dalla ceramica si è passati al modello in 3D che ha rappresentato la traduzione in termini informatici dell’idea; il modello è stato analizzato e tradotto dalla ditta di carpenteria metallica coinvolta in una struttura in acciaio opportunamente dimensionata, calcolabile e verificabili. Dalle mani dell’artista, che hanno modellato la creta, si è quindi passati ai dati inviati alle macchine che hanno piegato, tagliato, realizzato tutti pezzi strutturali, assemblati, saldati, imbullonati poi dagli operai della ditta, fino ad arrivare alla finitura della pelle, un foglio di alluminio alla volta, misurato, provato, tagliato, rivettato. I pezzi speciali come le mani e la testa sono state studiate ad hoc con fasi successive di perfezionamento e finitura. Il lavoro è stato un continuo confronto tra gruppo di progettazione e di esecuzione, sotto alla continua supervisione di Andrea, che in fase di esecuzione ha potuto intervenire direttamente guidando l’assemblamento delle parti di finitura.

V.B. Vi siete posti il problema dell’impatto visivo dell’automobilista (tra l’altro anche non pendolare) nell’entrare nella rotatoria? omOne L’impatto visivo è stato uno dei primi temi affrontati, uno dei punti fermi nel corso dei tre anni di realizzazione dell’opera. La statua, data la presenza della torre faro per l’illuminazione pubblica, non avrebbe potuto essere collocata che verso il bordo della rotatoria, nel rispetto dei limiti previsti dal codice della strada. La scelta della posizione è strettamente connessa alla sua visibilità, alla ricchezza di punti di vista che una rotatoria permette. Essendo però una fruizione veloce è necessario che l’opera sia immediatamente percepibile e comprensibile, nel gesto, nella materia di cui è costituita, nel messaggio. L’orientamento della statua è stato scelto con il fine di valorizzare la visuale dagli unici punti in cui l’automobilista rallenta, quelli dell’immissione in rotatoria.

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© omone.it l La scultura prende forma.

V.B. Quando pochi giorni fa il Gigante della strada è stato issato s’è tirato addosso una valanga di critiche. Credete che il messaggio di cui l’opera è portatrice sarà riconosciuto un giorno come tale? omOne Ci sembra che parte del valore dell’opera sia già stato raccolto e apprezzato, porta un messaggio semplice, comunicato in maniera immediata, con cui ognuno può decidere di rapportarsi.

V.B. L’Omone è decentrato rispetto al circolo della rotatoria. Perché? Ci sono stati motivi tecnici o di orientamento che vi hanno fatto pensare di rivolgerlo verso Sud? omOne L’Omone lancia una nuova sfida alla società osando l’attraversamento a piedi di una rotatoria. Tali infrastrutture, infatti, se da un lato fungono da connettore, dall’altro, sono vere e proprie barriere per la mobilità dolce (pedoni, biciclette). Per lanciare questa nuova sfida non era necessario che l’Omone attraversasse in modo spensierato la rotatoria nel suo punto centrale! V.B. Oltre ad un modello di studio avete sviluppato l’idea al computer. E’ stato utile, se sì, perché? omOne Il passaggio attraverso il mezzo informatico si è rivelato inizialmente indispensabile per inserire la bozza di creta all’interno del workflow del progetto. Durante il completamento della stessa fase progettuale, lo studio attraverso il modello tridimensionale, ha permesso di gestire non solo la forma del gigante ad una scala più dettagliata, ma anche la configurazione della rotatoria stessa e dell’illuminazione dell’area. La flessibilità di tale strumento ha quindi permesso la gestione dei molteplici aspetti dell’opera, dalla progettazione, alla produzione dei pezzi, alla comunicazione con terze parti.

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  © omone.it l Momenti di assemblaggio dell’opera.

V.B. Sulla realizzazione, il cantiere di costruzione, abbiamo visto il video, ma vorremmo sapere di più, specie vorremmo ci raccontaste le questioni tecnologiche e costruttive che un’opera del genere implica e le difficoltà anche normative e burocratiche cui siete andati incontro.
omOne Il gigante ha potuto uscire dalla bidimensionalità del disegno originario attraverso la modellazione numerica della struttura in acciaio, effettuata dall’ingegnere Antonio Ruggerini.
Relativamente alle difficoltà incontrate, tutti noi conosciamo bene le impervie vie della burocrazia e le complicate richieste della normativa italiana alle quali si è sottoposti quotidianamente, non di meno in casi come questo: per quest’opera l’iter seguito è stato quello individuato dalla normativa vigente per le strutture in elevazione, la scultura infatti è stata trattata allo stesso modo di un edificio.

V.B. A parte il camion, che lo sponsor ha messo a disposizione, avete pensato ad utilizzare altri materiali di riciclo nella vostra opera?
omOne Fin da subito abbiamo avuto chiara l’idea di utilizzare il metallo: la struttura portante, che è la più nascosta, doveva essere di ferro zincato per prevenire nel tempo forme di fioriture di ruggine, mentre la pelle esterna doveva essere di un materiale leggero, resistente alle intemperie ma soprattutto modellabile, capace di dare forma e plasticità al modello originario immaginato, l’alluminio ci è sembrato il materiale più adatto sia per l’effetto cromatico che per la resa estetica.
Per quanto riguarda altri materiali pensati abbiamo tentato di immaginare all’inizio del progetto che questo camion potesse trasportare delle cose, anche di recupero, ad esempio sacchi di materiale, vetro, legno, ma dopo una verifica dei carichi che avrebbero sollecitato la struttura abbiamo scelto di lasciare il piano del cassone libero, così da risultare più funzionale e sicuro, soprattutto privo di ulteriori segni disturbanti.

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  © omone.it l Momenti di assemblaggio dell’opera.

V.B. Le difficoltà del lavoro dell’artista: come fa ad avere degli incarichi retribuiti? Deve avere un’occupazione aggiuntiva? Avete partecipato ad altri concorsi? Vi è bastato il premio per la realizzazione o è stato necessario trovare altri sponsor? Oltre alle critiche, sempre presenti, avrete avuto anche apprezzamenti: se sì, da chi? Potrà essere quest’opera di promozione per lavori nel vostro futuro? Avete tentato di lavorare anche all’estero? omOne Per gli artisti sicuramente è molto difficile poter lavorare in tempi di crisi come quella che stiamo vivendo, esprimersi con progetti di questo tipo è praticamente impossibile se non sono garantite le condizioni per sostenere il costo dei materiali. Oggi gli artisti devono non solo immaginare e creare le forme e i contenuti, ma si devono occupare di coinvolgere gli sponsor, creare insomma le condizioni per la sostenibilità e la realizzazione delle loro opere. Questo aspetto porta molte volte a delle mediazioni  artistiche che possono non favorire la buona riuscita dell’opera.

Per quanto riguarda la partecipazione ad altri concorsi, quando ci sono le condizioni ci piace partecipare ai concorsi, è un modo democratico e trasparente di confrontarsi, costringe a impegnarsi con tempi sempre molto serrati cercando di conoscere in modo approfondito luoghi e spazi che fino alla presentazione del bando non si conoscevano, è un’ esperienza che arricchisce la conoscenza e l’incontro, si può vincere come in questo caso, ma si può anche perdere e questo è sempre duro da accettare. Rimane comunque un modo intenso e partecipato per vivere il presente.

Rispetto alle risorse che il bando metteva a disposizione, per poter realizzare l’opera è stato necessario coinvolgere più ditte specializzato, che hanno messo a disposizione le loro professionalità creando un gruppo di lavoro. Con i soli mezzi messi a disposizione dal bando, indispensabili comunque per finanziare i lavori, non sarebbe stato possibile arrivare alla fine di un lavoro così complesso, che ha richiesto tre anni di impegno, e che ha dovuto affrontare un periodo nero per l’economia. Le lavorazioni e il supporto dei privati ha inoltre permesso di non incidere sulla spesa pubblica.

In merito alle critiche possiamo dire che quando si realizza un’opera così imponente e visibile è naturale avere reazioni, l’aspetto più negativo e avvilente sarebbe stata l’indifferenza, invece si è aperta una dura e vivace riflessione sul web, che oggi rappresenta la vera piazza contemporanea dove ci si confronta e ci si scontra. Tralasciando i commenti che erano strumentalmente volgari e insultanti, sono stati fatti commenti molto interessanti che hanno arricchito il ragionare su questa opera e sul suo senso anche più profondo, mettendo in luce gli aspetti costruttivi e ideativi che ci hanno spinto a realizzarla. Queste esperienze mettono in luce quanto la città e la sua comunità abbiano bisogno di parlarsi e di sentirsi partecipi in un progetto comune, lo spazio urbano è negli occhi e nell’anima di  chi lo vive: si è disposti ad accettare un traliccio pubblicitario del McDonald, ma se appare un segno, una presenza che ha l’aspirazione di raccontare una storia  carica di narrazione e di simboli ci si sente autorizzati a “demolirla”, ai progettisti non resta che difendersi sottolineando anche come sul contribuente non siano ricadute spese. Dovremmo meditare su queste dinamiche …

Sicuramente questa esperienza ci ha reso più consapevoli, conferma che abbiamo fatto bene a credere e a perseguire questo obiettivo, anche se all’inizio sembrava solo un sogno utopico. Dimostra che si possono fare delle cose importanti con la commistione dell’arte, della tecnica e del computer. Siamo attratti dal fatto che questo progetto possa segnare una tappa importante,  ma siamo consapevoli che è necessario proseguire cercando di lavorare con maggiore libertà espressiva e con meno condizionamenti economici.

Al momento il gruppo non ha affrontato esperienze all’esterno, separatamente ognuno ha avuto esperienze all’estero, in particolare l’artista ha esposto in gallerie dove i formati e gli spazi sono decisamente più contenuti di questa opera.

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© omone.it l Momenti di assemblaggio dell’opera.

 

omOne l Il gruppo si forma in occasione della partecipazione al bando “Circolare”. Andrea Capucci è l’ideatore dell’opera, il suo lavoro si sviluppa particolarmente nell’ambito del disegno su carta, nella ceramica e nella scultura in terracotta. L’ingegnere Antonio Ruggerini ha curato la parte strutturale, si interessa di progettazione e modellazione numerica di strutture in acciaio formate a freddo stabilizzate da ritegni elastici continui. Il gruppo di progettazione architettonica è composto dall’architetto Costanza Bruini, che attualmente collabora con Arkè studio associato nell’elaborazione di piani urbanistici e di progetti architettonici, dall’ingegnere Francesco Bursi, che svolge attività di pianificazione urbanistica ed ambientale, progettazione di opere architettoniche ed infrastrutturali, e dall’architetto Agnese Barbieri, che lavora per il Comune di Reggio Emilia. Alessandro Zomparelli ha curato la modellazione 3D e il sito internet, sta terminando gli studi presso la facoltà di Ingegneria edile e architettura, approfondendo autonomamente conoscenze di computer-grafica per la generazione di geometrie parametriche tramite algoritmi. Per maggiori informazioni www.omone.it


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