From Office Da to NADAA: il ‘wallpaper’ e il ‘variable bond’ per una nuova dimensione spaziale
© arcomai l From Office Da to NADAA. Sring 2011, Lecture Series.
Sono arrivato con un quarto d’ora di ritardo alla Facoltà di Architettura della The Hong Kong University per assistere alla quarta lezione della serie Sring 2011, Lecture Series. Ho perso per un soffio il traghetto che dall’isola di Lamma mi avrebbe portato a quella di Hong Kong. Qui il sistema pubblico di trasporto e’ impeccabile, qualsiasi mezzo si usi. Stessa precisione e’ applicata alla programmazione di iniziative come quella a cui ho assistito questa sera. Ospite dell’evento e’ Nader Tehrani, professore al Dipartimento di progettazione architettonica al MIT (Massachusetts Institute of Technology) di Boston nonché uno dei fondatori degli studi Office Da e NADAA, nomi questi che hanno danno il titolo alla lezione: From Office Da to NADAA.
Una volta arrivato all’università sono salito al 4 piano del Knewde Building dove si trova la room 419, saletta che la facoltà’ dedica alle conferenze. Mi sono intrufolato dentro con destrezza dribblando la cinepresa che stava riprendendo la presentazione del relatore e mi sono seduto nella prima fila proprio di fronte a lui. Come ribaltato il sedile per sedermi, sullo schermo era impresso un particolare del cladding esterno del museo di Bilbao di Frank Gehry. La slide successiva e’ un disegno preso da un manuale di sartoria che mostra come da strisce di tessuto accuratamente tagliate si possa avvolgere le curve di un qualsiasi corpo umano. A supporto di questo concetto il lo speaker americano ha poi mostrato alcuni dettagli di edifici contemporanei, realizzati da architetti noti, dove il materiale di rivestimento applicato come wallpaper si comporta in modo particolarmente interessante in corrispondenza di angoli e spigoli.
“Ho sempre avuto problemi con le strutture. Non avendo la qualifica per firmare progetti, mi presento sempre come designer e non come architetto. Eppure nel mio lavoro ho sempre a che fare con questioni di natura strutturale”. Con queste parole il nostro entra nel vivo del suo lavoro. Soffermandosi su un’immagine raffigurante tre costruzioni: una reticolare spaziale, un acquedotto romano ad archi e un edificio scatolare in cemento armato, afferma: “Nessuno e’ mai riuscito ad integrare queste tre strutture in una. Solo pochi sono stati capaci di trasformare una struttura in un’altra”. Poi con l’aiuto di una serie di animazioni e diagrammi, ricavati da studi di geometria parametrica, illustra al pubblico i principi elementari della sua ricerca progettuale. Testimonianza fisica di questa sorta di teoria evoluzionistica delle strutture elementari e’ il Voroduo (Boston, 2007), un’istallazione costituita da centinaia di elementi di plastica di varie misure e forme che assemblati tra loro danno forma ad una scultura che da semplice muro cresce fino a diventare cupola.
Quest’opera di structural skin va vista come la sintesi del lavoro portato avanti insieme alla cofondatore dell’Office Da, Monica Ponce de Leon negli anni ’90, periodo in cui lo studio ha progettato edifici residenziali accomunati dalla plasticità dei muri esterni. Tra questi ricordiamo la Mill Road House (Medison-Alabama, 1994), Casa la Roca (Caracas, Venezuela, 1995), la Zahedi Residence (Weston, Massachusetts, 1997), la Toledo Residence (Bilbao, Spagna, 1998-1999) e il più recente centro culturale Tongxian Gatehouse (Pechino, Cina, 2001-2003). Alla base della ricerca tettonico-spaziale che contraddistingue il loro lavoro, dice Tehrani ci sono due key figures: Thomas Jefferson con il noto Serpentine Wall all’università della Virginia; e l’architetto-ingegnere Eladio Dieste (1917-2000), la cui genialità fu commemorata proprio a Boston nel 2003 con una mostra (Eladio Dieste, a principled builder) organizzata dal dipartimento dove lui insegna. L’evoluzione tecnica dell’ufficio portata avanti in questi ultimi anni con l’aiuto della geometria parametrica ha contribuito a definire i principi compositivi – di ciò che l’americano chiama “variable bond” – che li ha portati a sperimentare strutture complesse su edifici pubblici come lo Issam Fares Institute (Beirut, Libano, 2006). Ispirati dalla vegetazione arborea del luogo, il manufatto architettonico si contraddistingue per la deformazione parametrica della gabbia strutturale.
“La tecnocrazia infrastrutturale e’ ciò’ che ogni giorno il designer deve subire”. Con queste parole Tehrani si avvia alla conclusione della sua lecture. Riferendosi al bisogno di nascondere gli impianti necessari per il funzionamento di un edificio all’interno dell’intercapedine tra il solaio e il controsoffitto, mostra agli studenti l’interno del ristorante Banq (Boston, 2009). Il volume preesistente viene annullato da una sequenza di lamelle in legno naturale – rigorosamente una diversa dall’altra – che come curve di livello verticali salgono dal pavimento fino ad avvolgere l’intero locale.
© arcomai l From Office Da to NADAA. Nader Tehrani risponde ad una domanda del pubblico.