Performative action: Jiulien fa cadere Zaha dallo scivolo per farle un dispetto
© arcomai l Performative action. Spring 2011, Lecture Series.
Sono arrivato in ritardo anche questa volta all’appuntamento settimanale con lo Spring 2011, Lecture Series dell’Università’ di Hong Kong, in programma per oggi alle 18:30. Nel pomeriggio ho raggiunto un collega americano, a Couseway Bay, venuto qui per incontrare il cliente di un grosso progetto di cui e’ responsabile. Marc, questo il suo nome, e’ uno dei dirigenti di uno dei più importanti uffici di Aecom in Asia. Dovevamo incontrarci solo per un caffè ma poi, coinvolti accidentalmente in una discussione sulla Formula 1, abbiamo perso il filo del discorso parlando de “la rossa” e cosi’ sono arrivato quando la lezione era gia’ iniziata. Lui e’ un fan sfegatato della Ferrari; sa tutto su piloti e motori. Mi ha spiegato le innovazioni tecniche apportate alla nuova F150 Italia e dove questa si differenzia rispetto alle sue più acerrime contendenti al titolo 2011-2012. Marc e’ fiducioso della competitività’ della macchina e non ha dubbi sul fatto che quest’anno la Casa di Maranello si aggiudicherà’ il titolo.
La lecture, dal titolo Performative action, ha avuto come protagonista Julien de Smedt, fondatore dello studio JDS Architects con sede a Copenaghen. L’architetto belga-danese si e’ distinto in questa occasione non solo per un intervento piuttosto carente di contenuti ma anche per esternazioni poco professionali nei riguardi di clienti e colleghi. La presentazione e’ stata divisa in due parti denominate: Performative landscape e Performative architecture. Nella prima sezione il relatore ha illustrato tre interventi recenti a Copenaghen (il Copenhagen Harbour Bath, la Marine Youth House, il Kalvebod Wave) e due proposte di riqualificazione di lungomare (il Rimini seascape e il Rio de Janeiro’s Marina da Gloria). Nella seconda ha mostrato i progetti per il Beirut House of Arts and Culture (Libano), il Taipei Pop Music Center (Taiwan), il Logistic city Shenzhen Towar. (Repubblica Popolare Cinese), il Bratislava New City Centre (Slovacchia) e lo Holmenkollen Ski Jump (Norvegia).
Il suo intervento, protrattosi per circa un’ora, e’ stato una frettolosa carrellata di immagini accompagnate da aneddoti, battute e insinuazioni di cattivo gusto rivolte ai committenti e giurie dei concorsi che li ha visti più volte “secondi”. Tra le tante gaffe quella più imbarazzante nei riguardi del pubblico locale si e’ consumata quando l’architetto ha insinuato che qualcuno (cinese) si era rubato la torre del plastico di Shenzhen poche ore prima della sua presentazione avvenuta lo scorso anno. Ma l’atteggiamento più discutile e’ quando l’ospite si e’ accanito per ben due volte contro Zaha Hadid colpevole di aver partecipato anch’essa con il suo studio ai concorsi di Bratislava e di Holmenkollen. La prima brutta figura si e’ consumata quando il relatore ha proiettato il progetto della Hadid per il New City Centre per convincere il pubblico che la loro proposta era la migliore e che la giuria (locale) aveva manifestato troppo apertamente il proprio giudizio positivo nei confronti della rivale. A quel concorso avevano partecipato altri nomi internazionali come: Foreign Office, Dominic Perrault, Asymptote, GMP, David Chipperfield e Alles Wird Gut. Infine, illustrando il progetto per lo Ski Jump in Norvegia ha ironizzato sul DNA dell’archetto iracheno che poco si addice (secondo lui) ad “architetture invernali” mostrandola in un fotomontaggio mentre salta nel vuoto dal trampolino da lei progettato.
Momenti imbarazzanti per gli organizzatori si sono avuti al termine della presentazione quando il pubblico e’ stato invitato più volte dal rappresentate del corpo docenti che ha organizzato l’evento a fare domande. Per rompere il silenzio Julien de Smedt ha cosi’ pensato di premiare con una monografia dello studio JDS gli studenti che avessero posto quesiti. A fatica da li’ a poco sono saltate fuori con timidezza due ragazze che, intimidite dalle occhiate dei professore, hanno deciso di sacrificarsi.
A conclusione di uno degli ultimi GP della scorsa stagione del Mondiale, Fernado Alonso rispondendo alla domanda poste da un giornalista se fosse felice del suo secondo posto di quel GP, cosi’ rispondeva “ Il mio allenatore di quando ancora correvo in go-kart diceva che il secondo classificato e’ il primo degli stupidi”.
© arcomai l Performative action. Spring 2011, Lecture Series.