Perspectives from the Ideal City(State)
© arcomai l Peter Chen apre la sua personale di fotografia dal titolo Perspectives from the Ideal City.
Oggi, non avrei mai pensato di trovare la “nostra” La Città ideale (autore ignoto, 1489-1490) a Singapore. Eppure partecipando all’inaugurazione della mostra di fotografia (19 maggio – 16 giugno 2012) dal titolo Perspectives from the Ideal City, allestita presso la sala espositiva dell’URA (Urban Redevelopment Authority), me la sono trovata li’ di fronte a me. Era solo una diapositiva proietta sul muro ma, lo stesso, mi ha lasciato un po’ impreparato sul piano sentimentale, sebbene il manifesto pubblicitario mi avesse per un attimo fatto ricordare quell’opera che il quarantenne architetto Peter Chen, autore dei lavori qui esposti, ha deciso di utilizzare per spiegare motivazioni e contenuti del suo lavoro. La collezione di fotografie raccoglie una serie di edifici post-indipendenza della città-stato che sono stati abbattuti o stanno rapidamente scomparendo.
Il progetto, iniziato oltre 10 anni fa, nasce dall’esigenza, a detta dell’autore, di documentare luoghi ed edifici che sono stati demoliti e sostituti e che per lui erano “troppo giovani per morire” senza lasciare alcune traccia del loro passaggio a “miglior vita”. Non si tratta – spiega Peter – di un progetto iniziato secondo un obiettivo preciso, tanto meno motivato da personale senso di orgoglio o nazionalismo. E’ stata un’operazione forse un po’ accidentale, speiga. L’acquisto di una nuova macchina fotografica lo ha portato a uscire di casa e guardare con occhio diverso l’ambiente costruito attorno a lui, accorgendosi, successivamente, che stava trasformandosi con una velocità sorprendente e che molti edifici che lui a lui noti stavano scomparendo sotto l’occhio indifferente di molti. Primo tra questi la Biblioteca Nazionale che per molti giovani di allora era uno dei catalizzatori urbani. Nel 1999, manifesto’ la necessita’ di salvare l’edificio nei giornali locali. Al tempo stesso, organizzo’ anche un forum per salvare lo storico edificio di mattoni rossi. Ma nonostante qualche feedback, il palazzo fu abbattuta nel 2005. Questa sua ricerca lo ha portato a documentare anche i siti dove sorgevano il Museo delle Poste, l’Aeroporto di Kallang, lo Stadio Nazionale ma anche architetture minori come le shophouses, le nostre case a schiera, tipologia oggi in via di estinzione o trasformate da funzioni che le decontestualizzano completamente.
© arcomai l Allestimento della mostra Perspectives from the Ideal City.
Solo nel 2008, Peter ha iniziato a mettere insieme questo progetto aiutato dall’analisi di pitture che raffiguravano la “città ideale rinascimentale” (“La Città ideale” di Baltimora, di Berlino oltre a quella sopra citata e che l’architetto la vuole attribuita a Piero della Francesca. Ciò che queste immagini attiravano in lui era la sintesi degli elementi di come una “città civile” dovrebbe essere costituita/rappresentata. Il teatro, la biblioteca, il palazzo, il monumento, il tempio e il Colosseo di quelle pitture, il nostro li ha riscoperti e documentati in mostra pochi passi da casa sua. È un fatto ironico dice l’autore della mostra che Singapore abbia (avuto) tutti questi elementi “rinascimentali” – acquisiti dall’indipendenza – e che farebbero di questa una “città ideale”. Purtroppo li sta perdendo uno dopo l’altro demolendoli o sostituendoli con altri privi del significato “identitario” degli originali.
Singapore è efficiente, pulita e sicura (anche se molto cara). E’ sufficiente questo a rappresentare l’anima di una città? A fare di questa un’eccellenza “ideale”? Forse. Ma per Peter l’efficienza deriva dal pragmatismo che è sempre stato un valore fondamentale nella sua società. La città è, a sua volta, forma intrinseca di questo modo di interpretare la governance e la pianificazione. Ma basta questo a fare di Singapore un modello urbano da esportare, da tramandare nella storia?
Ora Peter sembra sentirsi più in confidenza con il pubblico intervenuto e critica il fatto che gli edifici che hanno rimpiazzato quelli storici non portano più il suffisso “nazionale”, sostituto oggi da nomi più “generalisti”. Il fatto poi che quelli nuovi vengono dislocati in altre aree, contribuisce a farne dimenticare velocemente il ricordo di quelli esistenti. Si ha l’impressione che ci sia un disegno preciso volto a cancellare la storia di questa giovane nazione attraverso un processo di rimozione della sua memoria, fa intendere in modo diplomatico ma chiaro il relatore. Oggi l’immagine della “città’ ideale” e’ veicolata dall’immenso paesaggio costruito dall’edilizia economico-popolare, sviluppata dall’Indipendenza ad oggi, dallo HDB (Housing & Development Board). E’ lui il vero “signore” della città’. Ecco che gli edifici pubblici non sono più importanti all’interno del “quadro” del pittore-urbanista moderno. Lo stesso edificio dove ha sede il Minister for National Development (MND), adiacente a quello dell’URA, alla fine del 2013 verrà spostato, come semplice affittuario, nella nuovo distretto satellite di Jurong East sopra un nuovo shopping-mall attualmente in cantiere. Il lotto originario, privato dallo storico palazzo, sarà probabilmente venduto a qualche invertitore che fara’ di questo l’ultimo dei grattacieli della City. Oggi Federico da Montefeltro e’ diventato banchiere.
© arcomai l Allestimento della mostra Perspectives from the Ideal City.