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Gli Hong-Kong-niani hanno abbassato lo testa e non vedono più il cielo

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© arcomai I Il cielo di Hong Kong di note.

Anni addietro negli Stati Uniti fece scalpore la folle idea – che preoccupo’ non poco il mondo astronomico – della pubblicità spaziale affidata a vere e proprie réclame giganti mandate nello spazio. Tale iniziativa prevedeva di inviare su un’orbita bassa (a 300 km di altezza) una struttura estensibile di mylar (una fibra composita riflettente) dalle ragguardevoli dimensioni di 1km per 400m. Una specie di “luna pubblicitaria” (illuminata dai raggi radenti del Sole) visibile dalla Terra per circa un quarto d’ora all’alba e al tramonto nell’arco di un periodo di una trentina di giorni, per poi disintegrarsi nell’atmosfera. La perniciosa proposta fu in seguito scartata dopo la sollevazione da parte del mondo astronomico, che non si preoccupava tanto dei mega tabellone in se’, ma della possibilità che iniziative di questo tipo potessero prendere piede al punto da moltiplicarsi e diffondere questi “annunci spaziali” su orbite più alte, dalla vita molto più lunga e dalla visibilità molto più prolungata. Un disastro “galattico” per gli scienziati, poiché il cielo notturno verrebbe rischiarato da uno o più astri artificiali e luminosi capaci di compromette cosi’ l’oscurità del cielo. Gli astronomi si trovano da tempo ad essere protagonisti di una lotta continua non solo per proteggere il cielo dall’inquinamento luminoso – i cieli bui e privi di interferenze sono entità in via di estinzione – ma anche per preservare l’eredita culturale di poter alzare gli occhi e vedere le stelle.

Proiettare in cielo messaggi non e’ una idea tanto originale. Nel breve racconto intitolato “La giornata di un giornalista americano nell’anno 2889”, comparso nel 1889 nella rivista americana Forum, l’irrefrenabile Jules Verne ipotizzava le nuvole come schermi giganti per proiezioni. Se il geniale scrittore francese avesse la possibilità di vedere che cosa e’ oggi Hong Kong, troverebbe conferma della fattibilità della sua visione elaborata 125 anni fa. Questa e’ l’unica città al mondo col soffitto. Sara’ l’inquinamento, la bassa pressione, il clima tropicale, il calore prodotto dalle infrastrutture costruite per 7 milioni di abitanti, o semplicemente la conformazione fisica del Victoria Peak (la vetta più alta della città con un’altitudine di 554 metri) che attrae le nuvole, va da se’ che sopra i grattacieli esiste un piano, un velo artificiale che uniforma il tutto. Le luci prodotte dalla torri residenziali e dagli uffici, insieme a quelle dei centri commerciali e delle insegne pubblicitarie contribuiscono a colorare il cielo di una tonalità giallo-dorata, una luce diffusa che avvolge il tutto.

Nel 240 a.C per la prima volta gli astronomi cinesi avvistarono e segnalarono quella che conosciamo come la cometa di Halley. Oggi i loro pronipoti hanno abbassato la testa, assuefatti e intossicati dalle tecnologie (video games, social networks, telefonini e tablets di tutti i tipi) che occupa gran parte del loro tempo da svegli. Questa e’ l’unica città al mondo col soffitto; e gli HongKong-niani non lo sanno. Forse gli astronomi si dovrebbero occupare anche di antropologia.


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