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D. Libeskind ha incontrato S. Ambrogio in sogno e lui gli ha dato un consiglio

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© arcomai I Expo di Milano, Piazza Italia.

Come molti sanno, l’impianto del sito espositivo della Expo e’ definito da due assi viari che simbolicamente dovrebbero ricordare il cardo e il decumano di matrice romana. Nel punto in cui le due vie si incontrano si trova il grande spazio centrale denominato Piazza Italia, che dovrebbe fungere da luogo in cui (ancora simbolicamente) il nostro Paese incontra il mondo. In corrispondenza dei quattro angoli, definiti dall’incrocio stradale, si trovano quattro sculture alte 10 metri e pesanti 14 tonnellate. Due opere producono dei suoni e le altre due un flusso costante di immagini e forme pulsanti create da una serie di LED ad intermittenza. Il progetto, elaborato dall’architetto Daniel Libeskind in collaborazione con l’artista Caleb Townsend, e’ stato sostenuto da Siemens e da Enel e realizzato in Germania dal Central Industry Group, leader nel settore siderurgico.

E’ difficile sapere chi sia l’esperto di toponomastica che un po’ superficialmente abbia pensato di chiamare un incrocio “piazza”, tanto più “Italia”. In genere una tipica piazza italiana e’ definita da edifici di valenza pubblica e religiosa. Difficilmente una piazza e’ segnata da sculture ai suoi angoli. Le quattro silhouettes, sviluppate secondo un movimento a spirale che come dichiarato dall’architetto americano – dovrebbero essere una via di mezzo tra un albero, un uccello, un’elica e un angelo. E’ l’aspetto simbolico che rende questi elementi decorartici occasione di riflessione. Mi piace pensare che le figure alate di Libeskind siano li’ a testimoniare qualcosa di più grande di un semplice piazzale. Che abbiano un valore spirituale? Che queste statue (effimere) rappresentino in realtà degli angeli invece che eliche? Che sia state ispirate da un segno celeste?

Secondo una leggenda popolare, nel quinto secolo Sant’Ambrogio di Milano (e non San Petronio) pose quattro croci in quattro punti importanti della città di Bologna, per molti secoli la seconda città più importante della cristianità dopo Roma. La tradizione trova una corrispondenza tra le dediche delle Croci (ai Santi, alle Vergini, agli Apostoli ed Evangelisti ed ai Martiri) e l’intitolazione delle quattro chiese che il vescovo eresse a Milano fuori dalle mura romane. Il significato di tale disposizione era non solo di tipo terreno (perimetro a difesa della città) ma anche spirituale, ponendo la comunità sotto la protezione divina. Per l’ambiguità del luogo, questa non e’ una piazza ma un campo. Solo la monumentalità delle statue la salva dal sembrare un campo da calcio, dandole una parvenza di spazio in negativo, uno luogo vuoto, senza tempo ne’ storia. Oggi le croci di Bologna si trovano all’interno della basilica di San Petronio, poiché nel 1796 i francesi le fecero togliere per rendere le strade più “laiche”. Quando l’Expo sarà terminata, I “messaggeri divini” voleranno via dal “Campo degli Angeli”, e il silenzio tornerà a regnare in terra.

 


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