“Fist confession” per resettare la coscienza sporca dell’architetto
Alla mostra ”Strategies in Architecture” (evento collaterale della 15. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia promosso dal Padiglione di Hong Kong), 13 curatori (tra architetti ed artisti) analizzano 13 rispettive situazioni critiche di Hong Kong (a livello urbano, etico, sociale e identitario) sviluppando ognuno un allestimento volto alla sperimentazione di modi alternativi di intervento per vincere contro i mali della contemporaneità.
© arcomai I Allestimento della mostra “Fist confesion”.
Durante il percorso accademico, l’architetto si forma secondo la convinzione di essere il “prescelto” dall’Altissimo per migliorare l’ambiente abitato e quindi la vita delle persone. In realtà ciò non accade nella vita professionale. Nel mio caso, quando ero studente ho pensato – e mi hanno fatto credere – di poter cambiare il mondo, per accorgermi – poi – di essere stato cambiato dal mondo. Uno stato d’animo “primordiale” che spesso affiora determinando sul luogo del lavoro situazioni di costruttivo ma sofferto dissenso. Molti di noi lavorano per studi di progettazione avviati, in cui si sviluppano proposte che spesso sono in contraddizione con la “ideologia” che abbiamo imparato a scuola. Il designer più apprezzato e’ quello che ad Hong Kong ha dimestichezza con la manipolazione (per difetto) degli spazi abitativi “minimi”. Se poi questi e’ anche disposto a non posi dei rimorsi nella demolizione del patrimonio edilizio storico, allora il cliente ha a deposizione un “crimnal mind” che gli potrà far aumentare il profitto.
Allo scopo di sopravvivere come “peccatore” abbiamo bisogno di nascondere la nostra morale sperando che un giorno succeda qualcosa che ci dia l’opportunità di salvare la tua anima. E’ ciò che ha pensato Stanley Siu (curatore-capo della mostra ”Strategies in Architecture”) con l’installazione dal titolo “Fist confesion”, allestita dentro il cortile dello storico Padiglione di Hong Kong a Castello (Campo della Tana). Si tratta della prima confession box per architetti al mondo. Un confessionale all’interno di una sorta di cappella a cielo aperto a forma di letto a castello, a simulare una torre ad alta densità abitativa. Qui si può applicare in forma laica il sacramento della confessione in modo da ammettere le colpe commesse, per poi sperare di essere assolti. Al suo interno c’è solo uno sgabello. Il vuoto dovrebbe facilitare la comunicazione con l’Altissimo. Tutti gli architetti del mondo sono i benvenuti. Fuori dalla confession box abbiamo incontrato Norman Foster. Che il noto architetto inglese stesse aspettando il suo turno?
© arcomai I L’architetto Norman Foster al Padiglione di Hong Kong (15. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia).