Che bello salire e scendere le scale del Central Embassy
in ARCHITETTURA | architecture
© arcomai I Viste esterne del Central Embassy.
Al World Architecture Festival di Singapore del 2014 l’architetto canadese Moshe Safdie nella sua lectio magistralis affermo’ che il mixed-used development e’ la tipologia costruttiva del futuro. Trovai quell’affermazione un po’ naive, non solo perché pronunciata in una parte del mondo dove questo tipo di costruzioni e’ oramai da decenni oggetto di sperimentazione e sviluppato, ma anche perché questa tipologia costituisce il principale ed oramai consolidato elemento architettonico delle moderne città asiatiche. Quindi, nulla di nuovo da queste parti. Tra i più interessanti esempi di questo “genere” e’ da segnalare sicuramente il Central Embassy a Bangkok, progettato dello studio londinese Amanda Levete Architects. L’edificio di 140.000mq e’ situato all’interno dell’area urbana nota come i Giardini dell’Ambasciata Britannica (lungo la Ploen Chit Road, principale arteria commerciale di Bangkok) e comprende un podio commerciale di 7 piani (aperto nel 2014) e un hotel a 5 stelle di 30 piani (da poco completato).
© arcomai I Viste interne del sistema di collegamento verticale.
Esternamente la struttura “podio-torre” si presenta come un corpo monumentale, una statua gigantesca in fase di torsione avvolta da un lenzuolo metallico. Il rivestimento e’ infatti ottenuto mediante un sistema composto solo da tre tipi di piastrelle in alluminio estruso secondo un’orditura che crea un effetto moiré, cioè quella distorsione visiva ottenuta dalla sovrapposizione di due trame che genera a sua volta una nuova maglia materica. E’ questo rivestimento che da modo all’edificio di sfumare i confini tra gli elementi opposti di cui e’ composto: la torre e il plinto, la facciata e il tetto, il centro commerciale e l’albergo. Anche le superfici vetrate sono pensate per fondersi perfettamente con la pelle lucente del cladding.
© Amanda Levete Architects I Pianta di ingresso e sezioni.
Questo elemento di design e’ il risultato di un complesso lavoro di digitalizzazione sia sul piano grafico, riconoscendo la magistrale traditone tailandese nella composizione di disegni complessi e geometrie intricate, ma anche su quello meramente costruttivo, vista la dimensione e complessità della struttura. Se pensiamo alla condizione socio-economica in Asia – che sul piano dell’industria delle costruzioni e’ diametralmente opposto a quello di Europa e Nord America, perché il lavoro è a buon mercato ma la tecnologia è costosa – il risultato finale non era certo scontato.
© arcomai I Viste interne del sistema di collegamento vertical.
Da lontano la texture della facciata non viene percepita, anzi si perde dando un senso d’astrazione ed illusione al complesso che, oltre ad enfatizzare il gesto architettonico dell’edificio, riesce anche a rendere la massa del monolite più leggera e dai profili sempre diversi. Inoltre, tale effetto viene amplificato dall’interazione del rivestimento con le condizioni naturali esterne (sole, nubi, pioggia) insieme alla riflessione del “caos ambientale” in questa parte della città. Per chi guarda l’edificio dai finestrini della BTS (Bangkok Mass Transit System) lungo la Sukhumvit Line (la linea metropolitana sopraelevata che passa a pochi metri dal complesso), durante una di quelle giornate “apocalittiche” che caratterizzano la stagione delle piogge, il “gigante” grigio sembra muoversi su se’ stesso, cambiando continuamente forma e colore. I rumori di macchine, autobus e treni fanno da sfondo sonoro a questo mammut in movimento.
© arcomai I Central Embassy, la concierge.
Al suo interno l’esperienza visiva non e’ comune ad altri shopping malls di questa generazione. Due pozzi di luce verticali sfondano il volume dell’edificio per illuminare naturalmente l’ambito commerciale ed organizzare la circolazione. E’ dentro questi due vuoti che si articolano le scale mobili che connettono i diversi livelli dell’edificio generando una spettacolare complicità scenica tra i collegamenti e i visitatori, performance questa che viene esaltata durante le ore di punta da luci, suoni, voci e rumori. Spigoli ed angoli sono qui banditi. Tutto e’ trattato da un unico rivestimento di colore bianco che rende ogni elemento architettonico leggero e partecipe alle neutralità delle rifiniture nonché l’impressione che tutto appartenga ad un’unica materia. I soffitti sono intelligentemente forati da falsi lucernari che per forma ed intensità della luce artificiale simulano la funzione delle due cavità matrice. La percezione spaziale e’ piacevole e rilassante; per questo motivo assumiamo che il visitatore si possa trovare in un mood mentale che possa facilitare quel recondito e represso istinto a compare che solitamente trova la sua ragione di essere nel fine settimana.
© arcomai I Viste esterne del complesso dalla Stazione BTS Phloen Chit.