Hanh e’ caudata apposta sul pavimento solo per far ridere il nipotino Quang
© arcomai I Hanh e il nipotino Quang sdraiati sul pavimento di una casa di Saigon per emulare per gioco le cadute istagrmmatiche del Falling Stars Challenge.
Falling Stars Challenge, l’ultima mania 2018 (nata su Instagram, il social network fotografico di proprietà di Facebook) in cui si inscenano rovinosi capitomboli, ha preso velocemente piede in tutto il mondo. E’ arrivata anche qui in Vietnam e precisamente a casa di Hanh, un’amica di Saigon che mi ha appena mandato su Whattsapp la sua versione “home made” di cadute disastrose. “L’ho fatto per giocare con mio nipote Quang. Ci siamo divertiti tantissimo. Non smettevamo di ridere”. La tendenza sembra essere nata in Russia, inizialmente come passatempo di persone facoltose pronte a mettere in mostra i loro eccessi attraverso la dispersione al suolo di oggetti di lusso (capi firmati, scarpe, gioielli e persino fasci di denaro) dopo un inciampo (voluto) dagli scalini di un jet privato, da un’auto di lusso o uno yacht. Questa bizzarria, arrivata anche in Cina e’ nota col nome inequivocabile di “ostentare la tua ricchezza” (“xuanfu tiaozhan”) e viaggia principalmente su Sina Weibo (新浪微博, Xīnlàng Wēibó), il “one-to-many” sito microblogging cinese che fa concorrenza a Facebook.
Essendo un linguaggio di Instagram, ovvero basato esclusivamente sulle immagini, è difficile spiegare a parole quali possano essere i risvolti comici della faccenda. Ma visto che la condizione comune dei partecipanti al “social per immagini “ e’ quello di posare a faccia in giù – andando oltre il narcisismo del selfie per celebrare quello di status – come osservatori non potevano che non essere interessati al fenomeno. Sei poi ci si accorge che il trend delle “stelle cadenti” sta subendo un processo di “democratizzazione”, per cui le disuguaglianze socio-economiche delle origini sembrano temperate grazie al coinvolgendo di persone estranee al mondo del lusso, il fatto crea inevitabilmente scenari nuovi dal punto di vista semiotico ma anche più in generalmente “generalista” a livello della comunicazione, architettura inclusa.
L’approccio nazionalpopolare (in senso gramsciano del termine) della “gara d’inciampi” ci invita a raccontare qualcosa di più profondo attraverso l’immagine del semplice fatto in se’, ad inserire nella foto un elemento che vogliamo che parlarli di noi, di mostrare posti che fanno parte, perché no, anche dei dei nostri ricordi. Un atteggiamento inedito nei confronti della fotografia “one-to-many” che può generare nuovi punti di vista nei riguardi di luoghi, edifici, spazi pubblici ed interni, come la casa dell’amica Hanh. Cosi’ una delle tante mode estemporanea della piattaforma social può diventare un documentario in tempo reale, un documento “aperto” a servizio di studiosi (antropologi, sociologi, psicologi,…), ma soprattutto un ”aggregatore” per individui, dove il progetto (scena, azione, oggetti, dettaglio, ripristino,…) implica una collaborazione ed una complicità partecipata tra persone capace di trasformare un’iniziativa surreale, ironica, inutile se non addirittura stupida in una cosa seria, mentre Quang gioca divertito sul bel su pavimento (anni ’60) a casa di Hanh.