Giulio Iacchetti lancia il Decalogo del “Partito delle Cose Intelligenti”

© arcomai Giulio Iacchetti, “Lezione alla Rovescia”, CERSAIE 2024.

L’ultima giornata di Cersaie 2024 è stata segnata da un evento attesissimo: la “Lezione alla Rovescia” con Giulio Iacchetti. L’industrial designer, noto per il suo approccio progettuale ironico e anticonformista, ha tenuto una lezione presso Il Palazzo dei Congressi alla Fiera di Bologna, seguita da una conversazione stimolante con un gruppo di studenti di alcune scuole superiori intervenute all’evento. Il suo intervento ha affrontando temi cruciali come il rapporto tra artigianato e industria, la democratizzazione del design e la necessità di “disobbedire” alle regole del mercato. Iacchetti, vincitore di due Compasso d’Oro,e ispirato da grandi maestri come Aldo Rossi ed Enzo Mari, ha raccolto l’eredità di quest’ultimo, primo protagonista della “Lezione alla Rovescia” nel lontano 2009. Da Mari, Iacchetti ha fatto sua la convinzione che il design debba essere accessibile a tutti, inclusivo e funzionale. Il titolo della sua mostra personale alla Triennale di Milano del 2009, “Oggetti disobbedienti”, è emblematico del suo modo di concepire gli oggetti del quotidiano in modo disinibito ed provocatorio. Il Nostro, infatti, crede che il design non debba limitarsi a seguire le mode e le tendenze, ma debba piuttosto porsi domande, suscitare domande e stimolare la riflessione.

© Giulio Iacchetti Logo del Partito delle Cose Intelligenti.

Il creativo cremonese apre la sua presentazione mostrando una prima slide riportante il logo del Partito delle Cose Intelligenti, di cui lui si fa promotore, trasformando il simbolo della “falce e martello” in “punto interrogativo ed esclamativo”, ed esordendo affermando: “…Il partito che vorrei io ha delle regole molto ferree e molto precise. Voi direte fai il progettista, e invochi le regole […] le regole ci devono essere con dei limiti ben tracciati, guai a dire la libertà, la creatività, il foglio bianco […] Non è cosi’. Dobbiamo aver ben precise le regole per progettare”. Possiamo essere anche disobbedienti, come si diceva nel titolo di una mia mostra, ma non vuol dire essere capricciosi. Vuol dire sperimentare la regola e trovare il modo di superarla”. Tornando al partito, Iacchetti dice che questo è organizzato secondo un decalogo diviso in “Dieci regole facili per progettare bene”. Il relatore inizia cosi’ a snocciolare le “leggi” una per una, avvalendosi del supporto di alcuni sui lavori, alcuni dei quali sviluppati insieme a Matteo Ragni. Vediamo i dieci punti del decalogo in sequenza, coadiuvati da alcune frasi chiave dell’oratore.

© Giulio Iacchetti I Tombini Sfera (cliente: Montini, 2012), con Matteo Ragni.

1. Tutto e’ progetto. “Il valore del fare progetto è una componente unificante tra le persone. Tutte le persone quotidianamente progettano”. A supporto di questo concetto mostra un frigorifero ben organizzato ed una cassa del supermercato piena di prodotti messi alla rinfusa. “Il progettista deve essere rispettoso degli altri quando deve fare un progetto, ma nella vita comune siccome tutti sono dei progettisti, tutti devono fare le cose nel rispetto del prossimo, e questa è la prima regola di un partito delle cose intelligenti”. Poi mostra una immagine dei Tombini Sfera (per Montini) a dimostrare che tutto può essere rivisto e migliorato. “Il progettista vive una conditone perenne di instabilità, di insoddisfazione. L’instabilità’ non accettare lo status quo”.

© Giulio Iacchetti I Vespa table (2009).

2. Il progetto inizia con un atto di disobbedienza. “La disobbedienza è qui intesa come trovare il modo di fare le cose secondo un altro punto di vista”. A tal proposito mostra un coffee table fatto da una pila di libri ed un piano tenuti uniti da una cinghia. Poiché i libri sono fatti di cellulosa, si può dire che il tavolino è in legno riciclato. A seguire mostra una serie di figurine autoportanti raffiguranti soldatini e gruppi di persone che manifestano per la pace. Il progetto sviluppato per Edizioni Corraini era costituito da una volume fatto di pagine che potevano essere ritagliate. “Era un modo per inserire in un contesto consolidato un momento di dubbio”. Affermazione con evidente intenzione di sensibilizzare il pubblico nei confronti degli eventi belligeranti internazionali del presente. A seguire, mostra il progetto noto come Piedi della Memoria costituito da una fustella di cartone utilizzata come “impronta” da pitturare per marcare sul marciapiede segnali utili ad orientarsi di fronte ad edifici riportanti targhe della memoria storica.

© Giulio Iacchetti I Un sedicesimo (cliente: Corradini, 2009).

3. La precarietà è la condizione migliore per progettare bene. Riferendosi alle scuole di design, Iacchetti preferisce quelle che non hanno molti mezzi, perché stimolano la creatività nel fare con poco. Poi mostra la Due Cavalli (Citroën 2CV), la storica autovettura prodotta dalla Citroën dal 1948 al 1990, per lui il simbolo della precarietà. “Era fatta con un motore con un ombrello, una macchina semplice ridotta ai minimi (termini), l’essenziale”. Un mezzo basico, elementare che aveva solo quello che serviva.

© Giulio Iacchetti I Formula della sintesi.

4. Progettare è un’attitudine alla sintesi. “La sintesi è levare tutto ciò che non serve. L’attitudine alla sintesi e’ un aspetto fondamentale per un progettista. Non è l’aggiungere che serve, ma il togliere”. A supporto di questo concetto mostra una regola/equazione sotto forma di formula. “Ci sono di valori direttamente proporzionali; e ci sono dei disvalori che sono inversamente proporzionali. Uno dei questi fattori è il rispetto per chi lavora, per chi realizzerà l’oggetto”. Poi mostra un fomaghiaccio intitolato Lingotto. “Uno stampo di gomma siliconica che produce dei piccoli lingotti di ghiaccio che portano la parola gold, un valore aggiunto che veicola il messaggio che l’acqua è preziosa come l’oro”. A seguire mostra uno spremi agrumi – denominato St. Peter Squeezer – a forma di Piazza San Pietro, di cui la cupola diventa l’elemento funzionale. Altro souvenir intitolato Bye Bye Fly mostra la paletta ammazza mosca a forma della mappa topografica di Milano stilizzata in una maglia irregolare molto diversa da quella geometrica in commercio. “La sintesi prevede solo aggiunge dei valori”. Altro oggetto geniale è il Moscardino che rappresenta in un unico oggetto le funzioni delle posate: coltello, cucchiaio e forchetta.

 

© Giulio Iacchetti I St. Peter Squeezer (cliente: Pandora Design, 2007).

5. Più traspirazione meno ispirazione. “Questa e’ una frase del maestro Ellio Morricone” a dimostrazione che lavorando sulle le cose, l’ispirazione può venire”. E mostra Jeeg robot d’acciaio un manga giapponese che spopolo’ negli anni 80′. Il gioco, realizzato anche in modellino (in scala), era da assemblare grazie ha giunti a forma di sfere magnetiche. Quel sistema lo ha ispirato per la lampada da tavolo Magneto disegnata per Foscarini. “Utilizzando la pallina magnetica si ha la possibilità di spostare la luce traslando da un mondo all’altro, spostando il punto luce si ‘guarda in modo diverso le cose”.

© Giulio Iacchetti I Bye Bye Fly (cliente: Pandora Design, 2007)

6. Chi pratica il progetto è animato da un desiderio di assoluto. Mostrando la molletta da bucato, il relatore afferma “…non esiste la soluzione assoluta. Siamo come un pendolo tra l’oggetto assoluto e tutte le sue varianti […] Anche la moka della Bialetti è stata reinterpretata. Pensiamo anche soltanto alla sedia. Probabilmente non siamo arrivati a definire la sedia definitiva”, forse perché – aggiungo io – l’uomo cambia sempre.

© Giulio Iacchetti I Moscardino (cliente: Pandora Design, 2000 / cliente: Alessi, 2022) con Matteo Ragni.

7. La forza delle cose e’ il vero linguaggio universale. La forma degli oggetti e’ molto importante pe il designer. “C’è’ stata un’epoca in cui si credeva che la forma dovesse seguire la funzione e non viceversa. Io credo che questa cosa non sia vera. Orse non ci credevano neanche chi diceva queste cose. La forma ha un impatto una potenza e’ dare forma ad un materiale modellarlo. Come si fa adire l’importante e’ la funzione. Il progetto della forma e’ cenartele. Ci sono rarissimi esempi che arrivano alla loro definizione assoluta e questi sono gli scacchi Staunton, il violino di Stradivari, i segnalini del Monopoli, le matriosche che esprimono la sintesi perfetta. Aggiungamo oi ch forr la sintesi potrebbe portare un oggetto alla sua eventuale assolutizza. Chiede questo capitolo mostra un suo proeggto per il dado. Happy Dice.

8. l design teorico non esiste. Per Iacchetti il design è fatto di sperimentazione ed errori, Un lavoro costante di ricerca e tentativi. Poi mostra una foto di lui al lavoro col suo tornio, che “…è diverso dalla stampate 3D. Modellare con le proprie mani è fondamentale”.

© Giulio Iacchetti I Magneto (cliente: Foscarini. 2012).

9. La semplicità è una complessità risolta. “Si tratta di un percorso di vita, mentale”, dice il Nostro. Poi mostra il tappeto Paesemio che nasce da uno studio di pattern, ispirato ai paesaggi desertici dell’Afghanistan. Si tratta dello sviluppo di un semplice elemento grafico che, moltiplicato ad incastro, genera un’immagine complessa. A seguire mostra la mappa geografica degli affluenti del Po’ per spiegare come il progetto vada avanti allo stesso modo dell’acqua che per migliaia di chilometri viaggia attraverso il paese per poi confluire e sfociare in mare.

© Giulio Iacchetti I Paesemio (cliente: Nodus, 2014).

10. Utile è tutto ciò che rende migliori. Anche questa frase non è sua, ma di Nuccio Ordine (1958-2023), storico della letteratura, saggista e critico letterario italiana. “L’utilità’ non ci obbliga ad ottenere sempre delle prestazioni misurabili […] anche l’inutilità diventa una cosa utile” […] “Un’estate mi ero prefissato di realizzare un coltello al giorno senza una funzione specifica […] poi degli amici li hanno visto mi hanno chiesto di partecipare ad una mostra a Milano” […] Poi alcuni emissari della Alessi mi hanno contattato commissionandomi un progetto”.

© Giulio Iacchetti I il decalogo del Partito delle Cose Intelligenti.

In un periodo in cui si parla quasi ogni giorno di intelligenza artificiale, Iacchetti sembra andare contro corrente enfatizzando il bisogno di credere in quella naturale. Lo ha fatto mostrando alcuni accessori da lui ideati piuttosto che mobili od oggetti per la casa, a dimostrazione che i cambiamenti possono venire dalle “cose piccole” La “Lezione alla Rovescia” rappresenta un’importante occasione per gli studenti di confrontarsi con un maestro del design e di scoprire un approccio alternativo alla progettazione. L’iniziativa, promossa da Cersaie, si conferma ancora una volta come un punto di riferimento per la cultura del progetto in Italia. La presenza di Giulio Iacchetti alla kermesse della Fiera di Bologna conferma la vitalità del design italiano, che continua a produrre talenti in grado di rinnovare le tradizioni e di affrontare le sfide del presente. L’eredità di maestri come Enzo Mari e la creatività del designer cremonese rappresentano una solida base per il futuro del design italiano.

 


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