Facciamoci un “selfie-star” e ti dirò che “architettura” fai
© arcomai I SelfiesStars con Kenen Yamamoto e Rudy Ricciotti.
I selfies sono diventati una parte integrante della nostra vita quotidiana, un modo per catturare e condividere momenti speciali. Questa pratica fotografica scattata a sé stessi, solitamente destinata alla condivisione in rete, ha trovato un nuovo e inaspettato palcoscenico: l’architettura. In particolare, sono sempre più frequenti gli autoscatti in posa davanti ad edifici conosciuti, realizzati da celebri architetti, le cosiddette “archistars”, che a loro volta diventano loro stesse soggetti da immortalare. Ma non mancano le critiche a questa tendenza. Alcuni sostengono che la ricerca del “selfie perfetto” possa banalizzare l’esperienza architettonica, trasformando gli edifici in semplici sfondi per foto, cosi come i suoi autori.
Altri temono che questa pratica possa portare a un’eccessiva commercializzazione dell’architettura, con la creazione di edifici pensati esclusivamente per attirare visitatori e generare contenuti per i social media, vedi il Vessel di Thomas Heatherwick a New York, una struttura complessa e suggestiva, pensata fin dall’inizio come un set per selfies. Lo scattare selfie con architetti o designers famosi, anche se circoscritto ad un fenomeno di nicchia, è un aspetto interessante della nostra società, che merita di essere approfondito. Da un lato, rappresenta un modo nuovo di interagire con l’architettura, rendendola più accessibile ed inclusiva. Dall’altro, solleva importanti interrogativi sulla relazione tra arte, architettura e cultura digitale.
© Yamamoto & Shop I Koyasu Elementary School.
© Rudy Ricciotti I College Josette and Maurice Audin.
In occasione del CERSAI 2024 (in corso a Bologna) abbiamo avuto la fortuna di assistere a due scatti (a distanza di un paio d’ore l’uno dall’altro), realizzati tra alcune persone del pubblico (al temine di due distinte conferenze), con Riken Yamamoto, architetto giapponese fresco di Pritzker Architecture Prize, e con Rudy Ricciotti, uno dei più conosciuti ed estroversi architetti francesi del presente. Mettendo a confronto le foto rubate nella “intimità del selfie” con alcune loro opere, abbiamo provato a trovare corrispondenze tra le diverse personalità dei due relatori (attraverso le loro posture) ed il loro modo di fare architettura.
Abbiamo cosi’ selezionato e montato (in forma di foto doppia) due coppie di edifici tra quelli da loro realizzati. La prima è la Koyasu Elementary School (Yokohama, Giappone, 2018) con il College Josette and Maurice Audin (Vitry-sur-Seine, 2020). La seconda è la Ecoms House (Tosu, Giappone 2004) con il Centro Coreografico Nazionale – Padiglione Nero (Aix-en-Provence, Francia, 2006). Il trattamento della “scatola volumetrica” di questi manufatti, comuni tra l’altro a molti altri edifici dei due architetti, è palesemente differente così come all’approccio progettuale e l’uso dei materiali. Mentre in Yamamoto l’architettura e’ rigorosamente lineare ed espressione del rigore dell’industria, quella di Ricciotti è esuberante, muscolare e scultorea, capace di esaltare la capacita’ della manovalanza specializzata nell’uso del cemento. Guadare le foto, e ditemi se non è vero.
© Yamamoto & Shop I Ecoms House.
© Rudy Ricciotti I Centro Coreografico Nazionale – Padiglione Nero.