Dopo 35 anni (in 261 numeri) Parametro ha ancora molto da dire

Alla scadenza dei trentacinque anni di vita della rivista internazionale di architettura e urbanistica, fondata da Giorgio Trebbi, Glauco Gresleri, Franco Scolozzi e Carlo Doglio, il COMITATO PER I 35 ANNI DI PARAMETRO (Glauco Gresleri, Cecilia Bione, Giuliano Gresleri, Maristella Casciato, Matteo Agnoletto, Silvio Cassarà, Franco Rossi, Alberto Manfredini) ha pensato di rendere leggibile e riconoscibile (tramite una serie di iniziative correlate) il contributo offerto dalla testata alla cultura nazionale e internazionale nel campo della scienza architettonica, del territorio, del paesaggio, dell’abitabilità e fruibilità dei luoghi all’operare umano. Teatri dell’anniversario sono: il Palazzo dell’Archiginnasio (Piazza Galvani n°1), nota e prestigiosa sede della Prima Università del mondo, in cui si terrà sabato prossimo (ore 10,00) la conferenza del celebre architetto di fama internazionale, più volte ospitato nella rivista, Peter Eisenman e a seguire l’inaugurazione della mostra “PARAMETRO 35 ANNI”; l’Oratorio dei Fiorentini (Corte Galluzzi n°6, Piazza Galvani) in cui verrà presentato venerdì 7 aprile (ore 18,00) il volume “Giorgio Trebbi – Editoriali di Architettura – Parametro 1970-1999” (Clueb, Bologna) dedicato ai 200 editoriali con cui l’architetto bolognese (già fondatore e direttore della rivista per oltre trent’anni) ha segnato lo svolgersi della vita redazionale della rivista. ARCOMAI, il cui presidente Nicola Desiderio ha avuto l’onore di collaborare all’organizzazione dell’evento, ha partecipato alla conferenza stampa, tenutasi stamani alle 12,00 presso il Teatro anatomico della Biblioteca dell’Archiginnasio, e in questo contributo riporta la ricostruzione che l’Arch. Glauco Gresleri (direttore di PARAMETRO) fa della testata, ripercorrendo il suo lungo e “singolare” percorso.

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© parametro l La copertina del primo numero e quella dell’ultimo ora in edicola.

Il primo numero della rivista bimestrale PARAMETRO (www.parametro.it) esce nel giugno del 1970. Dedicato al progetto del Fiera District in Bologna di Kenzo Tange, il numero documenta in maniera minuziosa il significato del progetto nel contesto della pianificazione bolognese che, dalla metà degli anni ’60, si trova a vivere una particolare stagione segnata dalla fase tumultuosa di eventi che hanno riguardato la vita pubblica della città entro una sfera di livello eccezionale data dalla coincidenza temporale, ma anche dalla reciproca affinità di tensione verso l’idea di una città in divenire, che animò sia la direzione amministrativa del Comune nella persona illuminata del sindaco Guido Fanti, sia l’animus della diocesi sotto la guida magistrale dell’arcivescovo Giacomo Lercaro. Ma alla fine del decennio, con il forzato allontanamento dalla diocesi dell’illustre reggente della diocesi bolognese e il passaggio alla presidenza della neonata Regione Emilia-Romagna di Guido Fanti, la città entra in una fase di regresso culturale ed operativo incredibile. Con l’uscita dal governo del Comune di Fanti fu immediatamente accantonata dal nuovo sindaco Zangheri il grande Piano per le “Quote di sviluppo a nord di Bologna” già redatto da Kenzo Tange e già adottato dal Consiglio, e sotto la guida del nuovo arcivescovo, tutta la fase di evoluzione conciliare che aveva attraversato la diocesi si bloccò regredendo in una posizione di stasi. Fu entro la sensazione di un pericoloso regresso dello sviluppo di Bologna che un gruppo di “liberi pensatori” si trovò a dover immaginare come manifestare la propria tensione spirituale e professionale per un rilancio della fase propositiva e propulsiva che Bologna stava perdendo. Il gruppo di “pensatori” che si trovarono allo stesso tavolo erano di varie professionalità, di varie acculturazioni e di varie caratterizzazioni politiche. Questa diversità e articolazione del modo di pensare fu intesa allora come incentivo particolare per tentare un discorso comune a più voci.

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© arcomai l Glauco Gresleri ricostruisce in presenza della stampa il percorso di PARAMETRO.

Sotto l’azione di amalgama di Giorgio Trebbi, e su proposta alla Faenza Editrice da parte di Francesco Scolozzi che aveva rapporti di amicizia con uno dei dirigenti, fu fondata la rivista cui si dette il nome di PARAMETRO, inteso come referente di misura del pensiero relativo alla vita in relazione con la città e il territorio. Gli obiettivi furono da subito quelli legati alla scientificità dei processi che si trovano a monte dei fenomeni di pianificazione e di architettura. Proprio laddove le diversità di approccio culturale che ciascun membro poteva offrire al dibattito, avevano ragione e modo di affrontarsi, fu chiaro sin da subito che PARAMETRO dovesse interessarsi non delle soluzioni – già ampiamente coperte ed illustrate da altre testate – , ma “dei problemi”! Da allora la testata ha compiuto un continuo ed importante lavoro di ricerca e testimonianza delle esperienze urbane che più hanno connotato il dibattito in quegli anni e che, soprattutto in Bologna,  hanno trovato un fertile terreno di sperimentazione.

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© glauco gresleri l Glauco Gresleri, Kenzo Tange, Francesco Scolozzi e il Cardinal Lercaro parlano dei progetti per Bologna. Kenzo Tange cammina sotto il portico di San Luca.

Unica rivista del settore con sede in Emilia Romagna, fin dai primi momenti, ha fatto del suo “sguardo periferico” un punto di forza nella lettura dei nuovi processi di formazione del territorio letti all’interno di un dibattito disciplinare più ampio, a scala nazionale e internazionale. In 35 anni di vita editoriale PARAMETRO ha raccontato e testimoniato eventi, fatti e periodi molto diversi tra di loro. L’eccezionalità della pubblicazione è il patrimonio di livello culturale acquisito tramite il libero concorrere di pensieri eccelsi rappresentato dall’ampio gotha di personaggi di rilievo sia italiani che stranieri. Lo scorrere dei numeri vede via via sortire voci e comportamenti di contributi esterni che hanno trasformato la dimensione “redazionale” della rivista in un’area pressoché mondiale. E la ragione di una così lunga storia editoriale – che supera di gran lunga tutte le altre testate che, magari mantenendo il logo hanno peraltro nel tempo cambiato criteri e impostazione -, è forse nel criterio di fondo di aver sollevato problemi e sollecitato domande più che aver fornito soluzioni e proposto modelli.

Così la rivista, forte di questa sua identità, si è ritagliata da subito, nell’ampia casistica editoriale del settore, uno spazio specifico connotato da due linee parallele di interesse. “La prima è certamente quella legata alla sua natura di voce libera dai condizionamenti culturali più o meno traenti che provengono da città forti come Roma o Milano, potendo così esercitare una scelta di argomenti e di contenuti con trattazione libera da posizioni di corrente in grado da distinguersi come voce altra. La seconda è il principio di non inserire nei meccanismi di esaltazione e promozione la pubblicazione di progetti di immagine, per dedicare il proprio contributo alla disciplina architettonica nei nodi e temi alla base dei processi produttivi nel campo della progettazione. Con un taglio tendenzialmente monografico, la rivista PARAMETRO, per oltre 260 numeri, ha affrontato temi di contenuto di fondo, costituendosi così, numero per numero, come fonte di documenti fermi, a vocazione di biblioteca, con consolidamento nel tempo, di dati e profili critici inediti e fondativi” (Glauco Gresleri).

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© glauco gresleri l Glauco Gresleri, Franco Scolazzi, Kenzo Tange, Giancarlo Mattioli, Romano Carieri e Armando Sarti discutono a Plazzo D’Accursio (Comune) del Fiera District. Galuco Gresleri (a destra) parla con Le Corbusier nel suo studio di Parigi.

Quindi la monografia come formula editoriale prescelta. E non poteva essere altrimenti, vista la naturale propensione della “regia” (così si è fatta chiamare per un lungo periodo la redazione) a voler chiudere in modo più esaustivo possibile ogni argomento trattato. Scelta questa dettata anche dalla consapevolezza del fatto che la potenzialità redazionale, attenta numero per numero su una moltitudine di argomenti, necessita inevitabilmente di pensare/concentra gli sforzi intellettuali di tutto il gruppo su un solo argomento. “I temi accadono – dice Glauco Gresleri – per naturale impellenza. Il campo di osservazione e gli stimoli verso direzione di interesse sono così molteplici che, di volta in volta, noi siamo necessitati non a scegliere, ma a scartare… e così, i temi che ci rimangono sul tavolo, dopo tale cernita rigorosa, diventano per noi quelli papabili. Con il fatto che il programma si spinge sempre più avanti, oggi siamo già lavorando ai numeri del 2007”.

La testata, riguardo proprio ai contenuti, ha un suo atteggiamento molto severo e rigoroso nell’orientarsi verso temi che siano innanzitutto originali e la cui natura permetta una ricerca in profondità in grado di assicurare interesse e novità all’argomento. Basta rileggere i titoli delle copertine di alcuni numeri forti per capire la poliedricità d’interesse che caratterizza l’orientamento della redazione. A tal proposito, così spiega il direttore: “Ci pare, via via, che si aprano campi ove ci rendiamo conto come, la storiografia, ma anche la semplice conoscenza di fenomeni importanti abbia lasciato scoperto dei vuoti incredibili. E’ il nostro personale interesse a studiare quei campi, come a colmare una nostra lacuna professionale e, dato il mestiere che ci siamo posti in mano, diventa immediata la possibilità, ma anche l’interesse a tradurlo in un numero, come a far partecipare i nostri lettori ai nostri interessi”.

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© parametro l Tre copertine a confronto: n. 49-50 / settembre-ottobre 1956, 50 anni di Esprit Nouveau, n. 125 / aprile 1984, Lavorare in architettura per le cooperative a Bologna 1960-1980, n. 177 / marzo-aprile 1990, Il piano della mobilà per la città di Bologna.

Il taglio della rivista – definito allora e ancora oggi mantenuto – è proprio il “legame” che la rivista ha con i suoi lettori, rappresentativi questi di una cerchia che è certamente ristretta, (rispetto al target di altre testate che, dedicandosi alla pubblicazione degli eventi architettonici più importanti e “di effetto” possono richiamare l’attenzione non solo dei professionisti-progettisti, ma anche di un pubblico più vasto), al campo degli studiosi dei processi di approccio ai temi che regolano il controllo del territorio e dell’architettura. Cerchia con cui la redazione “dialoga” da sempre tramite gli abbonamenti che sono lo specchio reale di chi segue la rivista, tenuto conto anche della difficoltà della distribuzione che può garantire la presenza della testata solo in poche librerie privilegiate. È proprio grazie a questi  “fedelissimi” e alle – scarse – vendite in libreria che la rivista dopo trentacinque anni è ancora “eroicamente” presente sulla difficile scena dell’editoria specializzata italiana. Si tratta di un risultato/record – senza dubbio “unico” se teniamo conto che per sua scelta il bimestrale non usufruisce di finanziamenti che, tra l’altro, non sono sempre garanzia di sopravvivenza. Naturalmente per continuare c’è bisogno di una forte regola di contenimento dei costi, redazionali soprattutto, ma anche dell’organizzazione di produzione e stampa. La quasi totale mancanza di pubblicità è semplicemente legata al tipo di pubblico: “per cui le grandi firme che orientano il messaggio verso le aree di collocazione dei propri prodotti, preferiscono riviste che sicuramente possono essere sul tavolo di lavoro dei professionisti o su quelle delle sale d’aspetto del dentista” (Glauco Gresleri). La regolarità di uscita – essenziale alla circolazione della libreria – è stato un problema sino al 2000, quando il lavoro della preparazione dei menabò era ancora manuale e l’andare avanti e indietro con la sede della casa editrice chiedeva tempi lunghi. Dopo di allora, con l’escamotage di avere di colpo annullato la perdita di un anno accumulatosi sino al momento della nuova direzione assunta dall’attuale direttore, il ritardo è stato cancellato imponendo la data corrente e lasciando invece “correre” i numeri secondo la logica di continuità. Ora la rivista esce in modo puntuale come un quotidiano.

Rimanendo sempre nell’ambito del panorama editoriale di architettura, si evince che la tendenza generale è orientata principalmente non solo ai risultati prettamente iconici della produzione architettonica, spesso tra l’altro non realizzata, ma anche a quelli che, privi di valenza architettonica perché virtuali, “liquidi” e a volte “pornografici” esercitano un effetto disorientante specialmente nei riguardi di un pubblico professionale più giovane. Questa “pratica editoriale” è però, senza la sostanza di una critica architettonica disciplinare, sterile e inadeguata perché incapace di condurre indaghi sull’oggetto e stimolare la comprensione di questo in termini di giudizio.

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© glauco gresleri l Eisenman, Cassarà e Trebbi alla Biennale di Venezia del 1976. Ritratto di Glauco Gresleri nella redazione di PARAMETRO.

PARAMETRO in questo senso è abbastanza assente. Ha mantenuto per molto tempo una rubrica “il progetto” dove esempi pratici di realtà architettoniche erano presentate con il sostegno di un commento disciplinare che voleva essere “scuola” di come un progetto vada letto per poter essere valutato. Ma poco alla volta, per la sempre più ampliata destinazione delle pagine all’argomento monografico, la rubrica si è andata perdendo. “Vi è un certo ripensamento – spiega il Nostro  – in questa direzione che non sappiamo ancora dove ci possa portare. Pare a molti di noi che la qualità architettonica non si possa promuovere con esempi formali, divulgando e rendendo di pubblico dominio le icone più eclatanti del momento, perché altro non possono generare che un perdurare nefasto dei principi del post-moderno dove sono solo le forme a poter essere riproposte senza relazione reale con i problemi costruttivi del vivere. Per chi crede che l’architettura abbia necessità di relazionarsi il più possibile alle ragioni fondanti della sua disciplina – come quelle della sua reale costruzione materica che altre testate curano molto bene – Parametro dimostra la sua logica esistenziale in maniera onorevole”.

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© arcomai l Glauco Gresleri, raccontando il percorso della rivista, mostra alla staampa il primo numero di PARAMETRO. Giliano Gresleri (storico redattore della rivista) intergra i ricordi del fratello e approfodisce alcuni contesti critici in cui PARAMETRO si è trovato ad operare.

PARAMETRO ha avuto da sempre un rapporto stretto con l’università americana. I suoi redattori Giuliano Gresleri, Silvio Cassarà, il direttore, ma anche partecipi della testata come Giuseppe Berti, hanno frequentazioni con i big della scuola statunitense come: Eardley, Seligmann, Oubrerie, La Fuente, Meier. Più volte la rivista ha dato ampio resoconto dei caratteri della scuola statunitense e dei modelli dell’insegnamento della disciplina negli States. La presenza di Eisenman non è quindi casuale e anzi si inserisce in questo rapporto di scambio che la rivista ha mantenuto sempre con il mondo internazionale dell’architettura. Sue visite alla Biennale di Venezia insieme allo staff di PARAMETRO, l’attenzione della rivista verso il suo lavoro più volte apparso nei numeri, il numero dedicato alla importante rivista americana ANY di cui Peter Eisenman era l’animatore e la cui moglie praticamente dirigeva la testata, così come quello dedicato alla manipolazione del territorio come campo disciplinare dell’architettura  – Formless – sono i segni tangibili di un rapporto in atto che la sua lezione, nella giornata commemorativa dei suoi 35 anni, potrà chiaramente esplicitarsi. Possiamo quindi dire che Peter Eisenman è di casa qui a PARAMETRO. Di ciò lui ne è consapevole e per questo parlerà nella sua Lesson of Architecture di quei temi che legato inevitabilmente l’architettura mondiale alle vicende di PARAMETRO.

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© parametro l Il percorso espositivo della mostra: 1) Il piano Tange; 2) L’Esprit Nouveau; 3) L’abitare; 4) Il centro storico; 5) La città allargata; 6) La città globale; 7) L’architettura come disciplina; 8) La Bacheca.

A conclusione della conferenza, riguardo alla mostra, la vice direttrice della testata, Cecilia Bione ha illustrato ai giornalisti il percorso espositivo che, sviluppandosi lungo tutto il quadriportico dell’Archiginnasio, comprende: una bacheca con esposti documenti originali (lettere autografate dai grandi maestri dell’architettura moderna, appunti, meabò, fotografie, disegni) facenti parte dell’archivio storico di PARAMETRO; l’istallazione su un supporto reticolare metallico di sedici panelli divisi per tappe/capitoli (vedi pianta) che con un linguaggio sintetico (titoli, foto, disegni e brevi testi) danno una lettura di questi 35 anni di vita della rivista nelle continuità e differenze che li hanno caratterizzati; l’esposizione dei 261 numeri (doppi inclusi) – sin ora usciti – ordinati su un piano (di oltre 40 metri) in modo da essere consultati dal pubblico.

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© glauco gresleri l L’avvicendamento dei collaboratori alla redazione dal primo numero ad oggi.

 


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