2000-2006: Architetture Recenti in Alto Adige

Dopo l’intervista a Joseph Grima in ARCHITETTURA CONTEMPORANEA ALTOATESINA,  una lettura attenta del catalogo 2000-2006 l Architetture Recenti in Alto Adige (a cura di Bettina Schlorhaufer l Edizioni Sprinter, Vienna/New York 2006) svela gli “effetti collaterali” che il turismo può avere sul “paesaggio”.

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© Robert Fleischanderl l Due viste e painte dei livelli dell’edificio polifunzionale am Bühel (Comune di S. Giacomo) che fa da copertina al catalogo della mostra 2000-2006 l Architetture Recenti in Alto Adige.

Il titolo “2000-2006 l Architetture Recenti in Alto Adige” comprende una mostra allestita a Merano (3 febbraio – 17 aprile) e il catalogo trilingue (tedesco, italiano inglese) che fa da supporto al materiale esposto al museo kunst Maran. L’una e l’altro presentano al pubblico il recente panorama architettonico altoatesino con una sintesi di 48 opere (su un totale di circa 400), provenienti da tutta la regione, selezionate da una giuria internazionale che, oltre alla storica dell’arte Bettina Schlorhaufer, ha avuto la collaborazione di Joseph Grima (Domus, Milano), Roman Hollestein (redattore Architecktu NZZ, Zurigo), Hanno Schlögl (architetto, Innsbruck). Il materiale in mostra, riportato quasi per intero nel catalogo, comprende disegni tecnici, plastici, testi e un intelligente reportage fotografico elaborato da un solo occhio, quello dell’austriaco Robert Fleischanderl. I progetti ritratti appartengono principalmente a tipologie di edifici (musei, case, edifici commerciali e impianti di risalita) a servizio di un turismo che in questi ultimi due decenni ha sì incrementato lo sviluppo economico di questo versante del Tirolo, ma ne ha anche segnato profondamente il territorio. Non a caso la grande assente nel catalogo vale a dire la residenza collettiva che è sotto il controllo del commercio di edilizia, lascia spazio alla casa mono o bifamiliare e all’edificio pubblico che si confermano ancora i soggetti privilegiati dagli architetti.

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© Robert Fleischanderl l Werner Tscholl, Floricultura/casa Schöpf (Vezzan); Oswald Zöggeler, Villa Mozart (Merano); Mahlknecht&Mutschlechner, Edificio polifunzionale (San Giacomo/ Valle Aurina); Höller & Klotzner, Scuola Professionale Provinciale (Bolzano); Hanspeter Abler Trojer, Ufficio Martin Geier (Lagundo). [foto tratte dal sito: www.culturaliart.com e selezionate dalla redazione di ARCOMAI].

Sebbene il volume sia mirato a mappare/censire con garbo ciò che di “qualità” è stato costruito in questi ultimi cinque anni in Alto Adige, sono i contributi scritti che forniscono al lettore elementi utili a capire in che modo il panorama architettonico proposto sia anche l’effetto di fenomeni di espansione – nella fattispecie attivati principalmente dall’industria del turismo – di cui anche questa parte del paese non sembra essere risparmiata come denuncia, per l’appunto, Joseph Grima quando dice: “…non si è in grado di arginare la dispersione incontrollata dell’edificazione sul territorio, una “malattia” di cui soffrono tutti i centri urbani italiani, dalle Alpi alle isole del Sud”.

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© Robert Fleischanderl l Lunz & Zöschg, Asilo Maria Rast (Appiano); Abram & Schnabl, Kurhaus Passage (Merano); Christoph Mayr Fingerle, Liceo scientifico (Bolzano); HolzBox Tirol, Impresa edile Wolkenstein, Voralberger Ökohaus S.p.a, Condominio Wolkenstein, Merano Siegfried Delueg, Scuola professionale Studentato (Bressanone). [foto tratte dal sito: www.culturaliart.com e selezionate dalla redazione di ARCOMAI].

Proprio riguardo alla matrice principe di sviluppo in questa parte dell’arco alpino, Bettina Schlorhaufer afferma: << …il turismo rappresenta un fattore problematico – soprattutto allorquando si intende parlare di architettura contemporanea. Per soddisfare gli scopi del marketing turistico si progettano a tavolino immagini di paesaggio tendenzialmente semplificate…>> […] << Queste immagini sono determinanti, in quanto promuovono negli ospiti che visitano la provincia una rappresentazione predefinita dell’Alto Adige, alla quale poi l’industria dell’intrattenimento potrà dare soddisfazione. Si mette in moto un processo di preconcetti tra clientela ed offerta, che risulta poi difficile interrompere >>. A titolo esemplificativo la curatrice prosegue raccontando un aneddoto legato proprio all’edificio polifunzionale “am Bühel” (Comune di S. Giacomo) che campeggia sulla copertina del catalogo: << Gli architetti Mutschlechner & Mahiknecht hanno voluto progettare una costruzione che si ordinasse gerarchicamente agli edifici esistenti, disposta sul lotto accanto alla chiesa che domina visivamente il luogo. I progettisti hanno ideato un volume la cui forza astratta, è la sua elementare geometria. L’edificio è stato ben accolto dagli abitanti, ma quando lo hanno visto i primi turisti, è scoppiato il pandemonio. L’edificio ha minato a tal punto il positivo preconcetto che i turisti si sono fatti della Val Aurina, che alcuni hanno persino inviato delle lettere ad un giornale locale per comunicare la loro indignazione. Le riserve ivi formulate contro l’architettura contemporanea hanno avviato nel lontano paesino un dibattito, e la popolazione si è tornata a chiedere se si debba costruire ancora così o se piuttosto non si debba tornare alla folcloristica architettura in stile tirolese. È più che evidente peraltro che “l’architettura destinata al turismo” ostacola l’immagine contemporanea del paesaggio, e che nell’ottica della durata nel tempo anche i suoi vantaggi economici sono da valutare con estrema criticità >>.

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© Robert Fleischanderl l Gerd Bergmeister, Casa Sachsenklemme (Fortezza), aichner_seidl ARCHITETTI, Casa Huber-Schnarf (Valdaora); Peter plattner, Maso Ladstätterhof (Sinigo); Matteo Scagnol, Sandy Attia, Asilo nido (Bressanone); Christian Schwienbacher, Condominio (Campo di Trens). [foto tratte dal sito: www.culturaliart.com e selezionate dalla redazione di ARCOMAI].

Da queste parole si evince che in questa realtà l’architettura è anche l’effetto di un processo che nasconde aspetti critici in grado di incidere, addirittura, sulla “auto-determinazione” di una comunità circa il proprio ambiente. Ecco che allora riguardando le foto in catalogo si riscontra da un lato un diorama compositivo che non solo esclude continuità con l’architettura altoatesina tradizionale, ma si sostituisce ad essa esibendo sfacciatamente l’influenza – non per questo negativa –  che le riviste internazionali di architettura esercitano su chi progetta, dall’altro si riscontra un “convenzionale” schema costruttivo dell’immagine che, da parte del fotografo, privilegia un’organizzazione spaziale secondo la sequenza di piani: nuovo (oggi), vecchio (ieri), natura (senza tempo). Quindi ciò che emerge dalla rilettura del reportage fotografico non è tanto il riconoscere il facile/felice “contrasto” estetico (nuovo-vecchio o nuovo-natura), ma ciò che c’è in mezzo, ciò che si frappone tra il contemporaneo (sempre in primo piano) e l’ambiente alpino (sempre in fondo). È in questo spazio intermedio che si gioca, in questa terra di confine, la concezione culturale della “immagine contemporanea del paesaggio”: infatti mentre in tedesco la radice del termine paesaggio è “terra” – da cui (die) Landschaft (paesaggio) – in italiano è “paese” vale a dire ciò che è costruito, ciò che è abitato, ciò a cui le persone danno simboli e significati.

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Mappa dell’Alto Adige con indicate le località delle opere esposte alla mostra 2000-2006 l Architetture Recenti in Alto Adige (immagine tratta dal catalogo).

 

 


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