Fabbisogno di architettura: Una rivoluzione di creatività civile

Questo articolo è stato scritto il 6 giugno 2005 e per ragioni diverse non ho ritenuto di pubblicarlo in quella data. Alla luce di quanto sta succedendo nel dibattito sulla città credo importante dare un contributo pubblicandolo adesso.

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© MCarchitects l Plastico della nuova Sede dei Servizi Unificati del Comune di Bologna. Modello in scala della copertura frangisole dell’edificio.

Intervengo sul tema dello sviluppo urbano dell’area ex mercato ortofrutticolo nel Quartiere Navile (R52) di Bologna. Il progetto della nuova Sede Comunale in questa area ha posto fin dall’inizio la necessità di alcune riflessioni. Riflessioni sul ruolo degli edifici pubblici, sulla loro capacità di innescare processi di riqualificazione e soprattutto di generare una sorta di rete di relazioni che l’architettura di questi ultimi decenni ha completamente dimenticato. E non solo. L’area ha conosciuto una storia fatta di progetti mancati, probabilmente a causa di una mancanza di un’integrazione con la città e di una comprensione delle sue potenzialità.

Ma perché questa area è cruciale: 1) è l’area più grande e libera così vicina alla città storica e collegabile alle infrastrutture dei trasporti pubblici, 2) è’ l’occasione non solo di realizzare una nuova parte di città ma di creare un nuovo polo nel Quartiere Navile, 3) l’area è potenzialmente una grande occasione di ricucitura tra la parte a nord e quella a sud di Bologna.

Le potenzialità: a) la sede unica come nuovo luogo / spazio urbano, b) la via Fioravanti trasformata in un parco lineare (dopo molti anni di traffico pesante), c) i nuovi parcheggi come cerniera tra servizi pubblici/trasporti/ferrovia e residenza, d) lo sviluppo della nuova stazione ferroviaria come luogo di connessione urbana e come sistema di stazioni: l’alta velocità, i treni nazionali , i treni regionali / locali e un collegamento infrastrutturale aeroporto/stazione/fiera/città, e) il grande parco urbano a nord di Bologna come luogo di riqualificazione a scala di quartiere ed urbana in contrapposizione ai Giardini Margherita, f) il costruito come occasione di realizzare un pezzo nuovo di città introducendo i temi della densità urbana, della sostenibilità e del risparmio energetico. Convergono qui molteplici temi ed interessi ma anche una grande opportunità urbana, sociale ed economica che deve essere colta. Lo sviluppo residenziale dovrebbe affrontare il tema della densità urbana  che ha un rapporto diretto con la sostenibilità (e non quella della frammentazione e dispersione). La possibilità di dare una risposta nuova ed innovativa al tema della casa, che permetta per esempio ai giovani di accedere in maniera transitoria ad una casa, in attesa di stabilizzare le proprie risorse economiche e l’opportunità di creare  quel tessuto sociale misto con la presenza anche di residenze altamente qualificate.

– La possibilità di costruire un esperimento d’edifici a basso costo ed alta qualità ambientale con l’applicazione di nuove tecnologie in accordo con gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2, e promuovere nuove tessiture urbane per una migliore coesione sociale riproducendo quella straordinaria relazione tra “spazio e società”. – Il traffico a cui bisogna dare una risposta chiara e forte attraverso “scelte” strutturali e proposte creative che non creino un recinto d’inquinamento acustico ma si trasformino, per esempio passando sotto il parco, in una grande occasione di qualità urbana riducendo i bisogni e non incrementando i posti auto. – L’ecologia ed il risparmio energetico con la creazione di un nuovo quartiere pilota (la casa che consuma solo tre litri di petrolio per il riscaldamento all’anno ad esempio) con l’applicazione di nuove tecnologie costruttive e tipologiche. – Il parco pubblico (natura urbana) è quel vuoto costruito nella densità creando cosi un luogo identificabile e fruibile. Non solo la necessità di spazio ma di un luogo denso di natura in contrasto con il costruito. Non un verde frammentato e poco utilizzabile ma un luogo che vive perché  intorno c’è la città abitata, densa e ricca di elementi (i Giardini Margherita la domenica mostrano il desiderio e la necessità di questi spazi.) – Un nuovo spazio dedicato all’arte contemporanea fortemente collegato all’Accademia delle Belle Arti con dimensioni adeguate ad accogliere le nuove forme d’arte. L’utilizzo di edifici storici comporta una forte limitazione spaziale ed una mancata occasione di creare una nuova architettura di riferimento, creando uno spazio non solo istituzionale ma un luogo aperto anche per andare a prendere un caffè.

Queste considerazioni nascono da una necessità di discutere in maniera aperta d’architettura, del fabbisogno d’architettura e dei nuovi spazi urbani, di cui c’è un grande necessità.

Il futuro di questa città, come di tutte le altre, dipenderà dalla comprensione del ruolo di queste aree e dalla capacità creativa di affrontarle, di integrarle alle rete di relazioni della città, dalla capacità di elaborare un piano strategico condiviso da tutte le parti sociali. Ogni città ha una sua vocazione, aspirazione legata a fattori storici ed economici che vanno capite al fine di disegnare un programma complesso .

Lo sviluppo strategico dell’aeroporto, il suo collegamento metropolitano con stazione, città e fiera è una grande opportunità che permetterà allo scalo bolognese di ampliarsi, raggiungendo così l’obbiettivo strategico di avere 6 milioni di passeggeri l’anno e di caratterizzarsi essendo in grado non solo di offrire una serie di collegamenti geografici, ma anche di essere sinergico ad attività intrinsecamente legate a queste connessioni (businnes park, hotels, parcheggi in stretto legame con la città e la fiera.)

Un passo indietro: una tangenziale perennemente bloccata che ormai è un collo di bottiglia a livello nazionale, una fiera con i parcheggi nel prato, e se piove nel fango, un sistema urbanistico bloccato da un evento fieristico , una stazione ferroviaria cruciale a livello nazionale e inaccessibile per il traffico e per la congestione treno/bus e fruibile dai viaggiatori con difficoltà per la mancanza di scale mobili, un aeroporto che cresce a pezzetti e che ormai sembra più un parcheggio che un aeroporto, un posto letto in città a € 300 al mese e l’accesso alle case di proprietà sopra i 3000€/mq, questo, ed altro, non si può chiamare nè un piano nè un risultato strategico.

Gli attori protagonisti di questo possibile sviluppo possono e devono essere molti: – i costruttori/imprenditori che si fanno promotori di idee ed innovazione: dalle case a basso costo all’innovazione tecnologica a nuovi modelli abitativi, – le Fondazioni che contribuiscono con il loro ruolo di promozione culturale al grande progetto di ricerca urbana (il museo della città è una gran intuizione) coinvolgendo sia le risorse intellettuali locali che quelle internazionali, – i quartieri che con le loro ambizioni e problemi quotidiani possono contribuire alla chiara comprensione dei problemi in piccola scala ed in relazione con gli altri quartieri, – i giornali che contribuiscono alla diffusione della cultura della città e dell’architettura costruendo quotidianamente una sensibilità pubblica ed un’attenzione a questi problemi, – le banche che investono sulla città e sulle migliori risorse intellettuali, – la politica, i professionisti ecct… E altri soggetti che possono dare un contributo positivo alla creazione di una vera partecipazione alla costruzione della città.

Ci vorrà tempo per costruire questo progetto ma si può e si deve fare. Città paragonabili a Bologna hanno da tempo investito sul loro capitale intellettuale, Valencia, Lille, Grenoble, hanno piani strategici da più di 15 anni. È il momento di lavorare su una visione globale con attenzione alle particolari opportunità, a saper cogliere le potenzialità e costruire progetti profondamente legati al proprio territorio. Non è un caso che proprio in quelle città sono avvenute importanti trasformazioni urbane e che sia stata l’architettura l’espressione di questo cambiamento. Questo lungo percorso è partito da un’opportunità, la costruzione della Sede Unica e dal desiderio di mettere in moto attraverso una visione, un progetto per un’area della città, i cui promotori rappresentano l’imprenditorialità bolognese e che hanno creduto in questa sfida.

Immaginiamo che influenza straordinaria coinvolgerebbe la città se diversi interventi nel territorio creassero queste molteplici onde d’urto. Quello di cui abbiamo bisogno è una vera rivoluzione di creatività civile.

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© MCarchitects l Viste del cantiere (estate 2005).

 

Mario Cucinella. Nato in Italia nel 1960, si è laureato presso la facoltà di Architettura di Genova nel 1987 e ha fondato Mario Cucinella Architects a Parigi nel 1992 e Bologna nel 1999. Mario Cucinella ha raccolto sin dall’inizio della sua attività importanti riconoscimenti in concorsi internazionali di progettazione e si dedica costantemente alla ricerca e allo sviluppo di prodotti di design industriale. Ha inoltre sempre coltivato uno speciale interesse per i temi legati alla progettazione ambientale e alla sostenibilità in architettura. Prima di aprire MCA, Mario Cucinella ha lavorato per cinque anni nello studio di Renzo Piano a Genova e successivamente a Parigi. Profondamente impegnato nell’attività didattica, insegna nel corso di Tecnologia dell’architettura presso la Facoltà di Architettura di Ferrara ed è “visiting Professor” all’Università di Nottingham oltre a tenere regolarmente conferenze in Italia e all’estero.


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