The retrofitting of “A place for all people”
© arcomai I Il sit-down di Causeway Bay.
GIORNO UNO – Si e’ aperta oggi (1 Ottobre) la settima edizione del World Architecture Festival. La tre giorni che riunisce progetti e progettisti provenienti da tutto il mondo in un concorso che premia i migliori edifici dell’anno per categorie funzionali. La rassegna – che dal 2011 e’ ospitata al Maria Bay Sands (MBS) di Singapore – si chiuderà questo venerdì con l’annuncio del Building of the Year, il prestigioso premio che sancisce l’edificio più bello dell’anno. Io sono ancora ad Hong Kong. Ho l’aereo domani alle 7 di mattina. Questa notte non vado a dormire, ho deciso di trascorre le ore prima della mia partenza al sit-down di Couseway Bay. Io vivo a due passi da una delle tre principali aeree urbane occupate dai dimostranti che da giorni manifestano pacificamente contro il governo locale per chiedere più democrazia. I media di tutto il mondo stanno dando ampiamente spazio a questo insolito evento per Hong Kong. Una mia amica di Londra mi ha appena chiamato al cellulare per dirmi di stare attento. Le ho risposto “No worries. This is not Europe!”.
E’ ora di andare all’aeroporto. Cammino fino all’angolo tra Cannon Street e Gloucester Road, fermo un taxi. Do indicazioni all’autista riguardo al tunnel da prendere, Lui non e’ d’accordo. Gli faccio capire che non sono un turista e che so che quello e’ il più economico e che a quell’ora non e’ trafficato. Lui comprende; poi con un po’ di disappunto fa inversione. Dopo qualche minuto rompe il silenzio e mi chiede se condivido le idee dei dimostranti. Gli rispondo che vengo direttamente dal sit-down di Hennessy Road. Lui sembra soddisfatto. Mi dice che ha due figli che sin dall’inizio della “umbrella revolution” partecipano con la loro presenza alla protesta: “La ragazza e’ ad Admiralty con i suoi compagni d’università, mentre il più grande e’ a quello (più impegnativo) di Mon Kok. Loro – spiega l’autista – sono li per lottare per il proprio futuro”. Gli donando se fosse mai andato a con i suoi figli, e lui: “Io devo lavorare. E poi non c’è alcun bisogno della mia presenza. Il futuro e’ loro, e loro sono il mio futuro”.
© arcomai I Vista di Singapore dal MBS. Richard Rogeres parla al WAF 2014.
GIORNO DUE. Sono a Singapore e l’orologio segna le sei di sera. Ho raggiunto l’MBS attorno a mezzogiorno. Ho assistito ad alcune crits di progetti in programma. La mostra ha lo stesso allestimento delle edizioni precedenti. I’m so bored! Fortunatamente ho incontrato Connye, una cara amica originaria di Taiwan di cui avevo perso le tracce. Lei ora lavora a Shinghai per lo studio Ong & Ong. Insieme ci incamminiamo verso la main hall per la key note di Richard Rogers, dal titolo Compact City and Sustanibility. La sala e’ gremita. Riusciamo per caso a trovare un posto in prima fila. Paul Finch, ideatore del festival, dopo poche battute chiama sul palco il relatore. Non c’è’ bisogno di presentazioni per il noto ospite inglese.
L’architetto inglese apre il suo discorso accennando brevemente al suo studio (Rogers Stirk Harbour + Partners). Con orgoglio, spiega che l’ufficio e’ gestito da una fondazione per il cui profitto generato dai suoi dipendenti va in beneficenza. Poi entra nel vivo del suo intervento affermando che nella città: “…lo spazio pubblico e’ un luogo per poter pensare”. Per spiegare cosa lui intenda mostra il dettaglio urbano della Cappella Brancacci del Masaccio da lui intitolato A place for all people, e aggiunge: “La città e’ un luogo dove si scambiano idee”. La sua presentazione – che e’ divisa in 4 sezioni: The compact City, Movement & Public Space, Retrofitting & City; Principles for sustaiable architecture – si avvale di una lunga sequenza di immagini di città e progetti realizzati durante la sua lunga carriera.
Rogers ci ricorda che la città si allarga sempre di più e che – secondo lui – quella “compatta” ha più spazi pubblici di quanto ne abbiano quelle di grande dimensioni. Poi mostra una foto aerea di King’s Cross (distretto settentrionale di Londra) e prosegue con altre foto per elogiare l’evoluzione di Barcellona, la rigenerazione di HafenCity (quartiere di Amburgo) e di Notting Hill (quartiere nel centro di Londra), per poi santificare la new town di Milton Keynes (Inghilterra), in passato vituperato esempi di “città getto” ed oggi brillante modello di “città giardino”. Secondo il Nostro la mobilita’ e’ alla base della fortuna della città. Eppure dichiara che: “Le città sono fatte per le persone e non per le automobili” per poi riprendere con il confronto/scontro per immagini tra città: Londra Vs Strasburgo, Copenaghen Vs Hammersmith, Los Angele Vs Tokyo. Riguardo a quest’ultimo “duello” ricorda al pubblico che mentre nella metropoli americana l’81% del traffico e’ generato dalle automobili, nella capitale nipponica il 78% della mobilita e’ su trasporto pubblico. Poi torna a parlare di Londra sfruttando l’assist di Canning Town (distretto di Londra) come risposta “bella: alla derelicting city di Manchester. Londra e New York per l’architetto sono due tra le città più interessanti al mondo. In particolare la capitale inglese con l’incremento della densità urbana e dell’edilizia pubblica; con la riduzione del 60% di CO2 entro il 2015, e l’adozione della la congestion tax (per le auto dentro la città) e’ un modello urbano da considerare.
© arcomai I Richard Rogeres parla del Georges-Pompidou di Parigi al WAF 2014.
Il relatore poi si concentra mostrando quei progetti che noi tutti conosciamo. Soffermandosi sul Centro Georges-Pompidou di Parigi (1977) afferma in modo azzardato che si tratta di uno dei primi esempi di architettura sostenibile, a cui e’ difficile credergli. Cosa più interessante e’ invece una rara diapositiva che mostra il progetto di concorso per la facciata dello stesso edificio, che per Rogers voleva esprimere il dissenso nei confronti della Guerra in Vietnam. L’architetto si ricorda politico attivista! Riguardo ai Lloyd’s di Londra (1988) racconta che il cliente chiese di progettare un edificio che rappresentasse i tempi – e che io traduco in fiducia nei mezzi e nella tecnologia. Queste due citazioni valgono tutto l’intervento; il resto e’ riempitivo. Primo: Quelli erano tempi in cui il committente aveva senso del presente; che poi e’ senso della storia. Secondo: Allora si aveva fiducia nella tecnologia e la si mostrava in tutta la sua bellezza – grazie anche alla ostentazione intelligente dell’ingegneria (Arup) – mentre oggi si pensa ad una nuova “tecnologia buona” (sostenibilità) che ripari i danni causati da quella precedente. Terzo: L’ingegneria aiutava l’architettura a capire la tecnica. Il progetto per la Skyfarm (EXPO 2015), con cui chiude il suo intervento, mostra questo fallimento, l’inutilità dell’opera e la stanchezza intellettiva di un progettista che in passato ha dato molto alla nostra disciplina.
© arcomai I Lo Skyfarm di Milano presentato al WAF 2014.
Giorno DOPO. Sono atterrato all’Aeroporto di Hong Kong in perfetto orario. Non ho dormito in aereo, preso a completare la cronaca che state leggendo. Rogers come molti altri dei suoi illustri colleghi che sono soliti parlare in occasioni come questa di Singapore ha citato lo spazio pubblico. Lo ha fatto in modo semplicistico e banale. La città di Masaggio e’ lontana anni luce a quella di oggi. La concezione di città stessa e’ cambiata e con essa anche le tradizionali interpretazioni che ad essa siamo soliti dare: Bombai e’ diversa da Francoforte, Tokyo da Atene, Cracovia da Lagos, … Kenny Cupers e Markus Miessen da tempo dedicato la loro ricerca (“Spaces of Uncertainaty”) allo spazio pubblico. Per loro i bisogni sociali e gli ideali politici non sono è in grado di tradurre i bisogni di chi vive nell’ambiente abitato in un’epoca di grandi trasformazioni. Per dare un contributo al dibattito sulla città invece di mostrare dove un turista po’ godersi un caffè con vista, bisognerebbe parlare di standards abitativi. Sono questi i valori che definiscono le condizioni minime di vita in una città e determinano la i requisiti del cosiddetto spazio pubblico. L’architettura ha sempre un contenuto politico, o almeno si può dire che la buona architettura ha sempre implicazioni politiche. Il Centro Georges-Pompidou di Parigi ha lasciato un segno indelebile nella storia, la Skyfarm di Milano solo beneficenza.