Dietro il Red River Dyke si nasconde l’altra faccia di Hanoi
© arcomai I Il Long Biên Bridge.
Una città e’ fatta di muri. L’affermazione sembra scontata, ma vale lo stesso la pena pronunciarla poiché a ciò si può aggiungere altro. La bellezza delle città e’ spesso determinata dalla varietà delle sue parti – siano queste distretti, quartieri, aree, parchi, … – che vengono definite da limiti (mura, strade, fiumi, fortificazioni, canali, linee ferroviarie, laghi, ghetti, ed altro…) dentro ed oltre i quali si formano col tempo le diverse facce della città. I variegati ed eterogenei contesti urbani del nostro continente fanno delle città europee una riconosciuta meta per turisti e visitatori di tutto il mondo, oltre che occasione di orgoglio nazionale. Camminando per Hanoi, la cui impronta del passato coloniale francese e’ ancora forte, sembra di “essere a casa”; e per questo e’ per noi più facile riconoscere le peculiarità urbanistico morfologiche della capitale vietnamita.
© arcomai I Particolare dello Hanoi Ceramic Mosaic Mural visto Yen Phu Street.
Il muro ha solitamente due facce, perché generalmente divide due parti. Altro pensiero apparentate scontato. A volte si crede che una sia migliore dell’altra per il semplice fatto che non si conosce quella dietro. Asserzione banale? Vedremo… Questa condizione può generare domande e curiosità. Cosa c’è dall’altra parte? Per noi architetti (ma anche per artisti, registi, scenografi, poeti, …) il muro ha sempre avuto una forte connotazione simbolica se non addirittura mistica.
© arcomai I Hanoi oltre il Red River Dyke.
Chi ha visitato Hanoi in questi ultimi anni si e’ sicuramente imbattuto, percorrendo la Yen Phu Street, nel Ceramic Mosaic Mural. Il muarles, che riveste il bastione alto 2,5m che per secoli ha protetto la Old Town dalle esondazioni del Fiume Rosso, fu iniziato nel 2007 e completato nel 2010, anno della ricorrenza del millennio dalla fondazione della città. L’opera si sviluppata per quasi 4 km di lunghezza (per circa 7000 mq di superficie) facendo di questo il più grande mosaico al mondo. Pensato dall’artista vietnamita Nguyen Thu Thuy, che voleva attraverso l’arte pubblica e la partecipazione delle comunità locali riqualificare un bastione per anni maldestramente usato come supporto per graffiti e pubblicità selvaggia, ha visto la collaborazione di numerosi artisti locali e stranieri.
Tralasciando gli aspetti figurativi di questo chilometrico racconto, noi ci chiediamo: “Ma cosa c’è dietro?” Oltre a questa colorata quinta c’è una stretta striscia di terra schiacciata tra il Red River Dyke e il Long Biên District, quartiere noto soprattutto per i suoi Nhà nghỉ – alberghi a basso costo a volte meglio identificati come Love Hotels – cioè alberghi ad ore. Il famoso ponte in ferro, costruito ad inizio ‘900 e simbolo della resistenza vietnamita all’aggressione americana, sorvola indifferente questa area urbana. I turisti, che a pochi metri da qui popolano per tutto il giorno le strade della città antica, in questo luogo non vengono. Qui non ci sono caffè, ristoranti, negozi chic. Qui il colore dominate e’ il grigio; ma soprattutto qui regna il silenzio. Il murales si comporta quasi da orizzonte oltre il quale finisce la terra, dove c’è il nulla. Come mai la retorica dell’arte qui non arriva? Allora non era proprio una banalità affermare che una delle due facce del muro e’ sempre più bella dell’altra, soprattutto se non si vuole vedere cosa c’è dietro.
© arcomai I Hanoi oltre il Red River Dyke.