AREA STA.VE.CO. ”La collina della città” e ”La città della collina”
Da qualche anno, la Città Europea vive una stagione in cui intervenire all’interno di aree dismesse o in disuso si sta dimostrando inevitabile e determinante per tentare di superare la crisi che vive oggi l’ambiente urbano. A tale riguardo, in ambito nazionale, Bologna si colloca in una posizione delicata di osservazione ed attesa: così incerta tra il continuare a trincerarsi nella retroguardia nostalgica di stagioni presunte migliori – con l’idea che basti la gestione ottimale dell’esistente per risolvere le questioni attuali – e la tentazione di mettersi in gioco – pensando a traguardi più ambiziosi della semplice manutenzione qualitativa -, e di accettare la grande sfida del futuro. Allo stato attuale, il destino dell’Area STA.VE.CO (ex demanio militare) – potenziale cerniera tra la città e la fascia collinare – si prospetta come l’ultima occasione per Bologna di attivare un processo di modernizzazione urbana compatibile con i tempi e con gli imperativi del vivere contemporaneo, ma, soprattutto, un’opportunità irripetibile per la città interna di uscire dai confini e prendere possesso della collina come spazio verde. Un’eccezionalità che l’Associazione Culturale ARCOMAI non poteva che recepire, presentando lo studio dell’ architetto Glauco Gresleri il quale, illustrando l’unicità di questa condizione urbana, rende evidente la potenzialità strategica per connettere strutturalmente il costruito con la sua naturale altra metà, la collina. Lo studio che espone più indicazioni importanti di principio – prima ancora che tracciati di operatività – apre una prospettiva potenziale di alto valore propositivo che ARCOMAI ritiene presentare ai cittadini come servizio culturale.
L’iniziativa è stata possibile grazie alla disponibilità offerta dal Quartiere Santo Stefano, nella persona del Presidente dott. Andrea Forlani, che ringraziamo, per aver patrocinato ed ospitato il convegno all’interno della Sede.
Memoria
di Glauco Gresleri
Tra i problemi emergenti della città di Bologna il più grave è rappresentato dalla mancata situazione di scambio tra la città e la collina. Le strade che dal perimetro di circonvallazione s’inerpicano verso i colli sono diventate ormai inagibili alla stessa circolazione meccanizzata, ma certo proibite alla deambulazione pedonale e al passeggio. Ormai è improcrastinabile il problema dell’area “a ponte”, tra la città e la collina, che investe tutto il settore a monte di viale Panzacchi sino al colle di S. Michele in Bosco ed oltre verso via di Barbiano. Per l’area Staveco, base di questo possibile varco, da più parti sono avanzate ipotesi di utilizzi i più disparati: verde, sport, edilizia scolastica, sede di uffici giudiziari, parcheggi, stazione metropolitana. Tutte queste ipotesi, debbono peraltro riguardarsi come fenomeni puntuali ben lontani dalla reale vocazione del sito, che è quella di organizzarsi su una portata urbana a scala molto più ampia, per poter divenire cerniera di simbiosi tra la città e la sua collina, tra la collina e la sua città. Per una serie di motivi.
- S. Michele in Bosco è la “terrazza panoramica di Bologna” che in tutto l’800 ha meravigliato gli europei (Stendal, Goethe ecc.) ed ora è un angolo negletto, nascosto e dimenticato, non più visibile dalla città e da cui non si vede la città.
- Il rapporto sinergico tra la città e la sua terrazza panoramica non può funzionare facendo il giro di via Codivilla per poi infilarsi nel percorso “dentro il cancello”, ma richiede una struttura architettonica monumentale (come quella da piazza XX settembre alla Montagnola, per intenderci), che sviluppi un tema a rampe anche per disabili e scalinate a ventaglio in grado di costituire un elemento monumentale a sud di Bologna, così come altri hanno fatto ad ovest con il portico di S. Luca!
- Tra il costruito di qualità del Centro Storico e il Verde Naturalistico dell’alta collina la cerniera possibile è solo quella di un percorso pedonale a scala paesaggistica.
- Il complesso ambientale di Area Staveco, Giardino di S. Michele in Bosco e lato ovest del colle di Barbiano passando a fianco dell’ex Seminario regionale, ora sede sussidiaria dell’Ospedale Rizzoli, consente l’integrazione pedonale (anche ciclabile e per handicap) con pendenze sempre minori dell’8% tra la CITTÀ e la COLLINA. Cosa che oggi, a seguito dell’insano uso costruttivo anche di vecchia data dei fondi valle, non è più possibile in tutto l’arco del fronte collinare. Via Siepelunga, Via di Barbiano, Via dei Colli, via di Roncrio, via Bellombra, via S. Vittore, via del Genio… NESSUNA È PIÙ TRANSITABILE DA UN PEDONE, DA UNA MAMMA CON CARROZZELLA, DA UNA FAMIGLIA che voglia “uscire di porta verso il verde”… ma neppure – in molti punti – da due macchine che vi arrivino in senso opposto.
Si verrebbe così a reimmettere il complesso monumentale di S. Michele in Bosco nella realtà storico artistica di Bologna – cosa che ora si è venuta quasi perdendo – e ad attivare una cerniera di collegamento tra le due realtà del Centro Urbano e della Collina, (ciascuna conservata grazie alla politica positiva di tutti questi anni) che ora risultano tra loro non integrate ed anzi rispettivamente neglette. Occorre che la proposta sia fatta proprio dall’Amministrazione e inserita entro le norme di P.R.G. al fine di integrarla in un grande piano/progetto che ne valorizzi le potenzialità latenti, (neutralizzando spinte di sporadici insediamenti) per divenire strumento di conquista ambientale, paesaggistica, naturalistica, di rigenerazione di ossigeno, di valorizzazione prossemica per gli orizzonti lontani e le misure eccezionali delle viste prospettiche e panoramiche , ed anche, ma non all’ultimo, per l’elevazione spirituale dei bolognesi tutti.
Programma entusiasmante! Utilizzare ciò che altri con lungimiranza hanno (solo) conservato, per poter promuovere una integrazione città/collina come nessun altro sin ora ha capito di poter fare. La valorizzazione con utilizzo e vitalizzazione dei luoghi già presenti (e l’Eremo di Ronzano in tal senso è significativo…) potrebbe costituire la costellazione di riferimento con cui i bolognesi potrebbero realmente appropriarsi della propria collina.
Glauco Gresleri. Accademico pontificio al Pantheon e Accademico nazionale di S. Luca, Medaglia d’oro della Biennale di Salisburgo 1962 per l’architettura sacra, premio “In Arch” 1966 e 1990 e riconoscimento “Twentieth Century Engieering” del MOMA di NY, 1966. Invitato alla Biennale di Parigi, 1985, e alla XVII Triennale di Milano, 1986. E’ stato cofondatore, delle riviste “Chiesa e Quartiere”; “Inarcos”, “Parametro”; “Frames” e docente di “Teoria e Tecnica della Progettazione” presso la Facoltà d’Architettura dell’Università di Pescara. Ha tenuto rapporto personale con maestri dell’architettura moderna quali: Alvar Aalto, Le Corbusier, Breuer, Tange, Sartoris, Figini, Quaroni, Michelucci. Primo premio in importanti concorsi nazionali ed europei.